I Rams vincono, ma non convincono.

Le partite tra Seahawks e Rams sono sempre tiratissime nel punteggio, eccezion fatta per l’asfaltatura dello scorso anno, quando Los Angeles seppellì sotto 42 punti Seattle già in parabola discendente. Quella di ieri sera non ha fatto eccezione. Con il classico clima di Seattle (pioggia e vento), con il dodicesimo uomo che fino al drive finale ha sostenuto i padroni di casa con il consueto frastuono costato almeno due false partenze ed un paio di timeout, con i Rams favoritissimi, i Seahawks hanno fatto di tutto per sovvertire il pronostico, e solo una chiamata di quelle che ti definiscono genio o cretino da parte di McVay ha definitivamente spento il tifo degli uccelli di mare.
Iniziamo dalla fine. I Rams conducono 33-31, perché dopo i 4 td a testa segnati dalle due squadre in un tira e molla continuo, Cairo Santos ha messo a segno il secondo field goal di giornata facendosi perdonare l’errore sull’ultimo extra point che aveva lasciato un punto di vantaggio ai Seahawks. I Rams hanno appena fermato  il drive del possibile sorpasso di Seattle e prende palla con 3:28 sul cronometro.
Nessun time out a disposizione per McVay, mentre Carroll ne ha ancora due  a disposizione. La palla va a Gurley per far correre il tempo, ed il piano sembra funzionare, ma alla quarta corsa consecutiva del numero 30, gli arbitri, nell’ultima di una serie di castronerie da manuale, regalano a Seattle uno spot abbastanza dubbio su un terzo down, costringendo apparentemente i Rams al punt con 1:39 ancora sul cronometro. Hekker va in campo con la punt unit, ma Carroll commette un’ingenuità decisiva chiamando il secondo dei due timeout rimastigli, non si sa bene per quale motivo. A questo punto McVay, con gli avversari senza più la possibilità di fermare il cronometro,  decide di scommettere su Goff, affidandogli la sneak per prendere il primo down e, di conseguenza, vincere la partita. Sono quelle chiamate che se vanno bene fanno del coach un genio, uno con gli attributi, uno che si impone sull’avversario, per diventare lo stupido che non segue il manuale se per caso il down non viene conquistato e gli avversari riprendono palla andando a calciare l’eventuale field goal della vittoria (Seattle avrebbe ripreso palla sulle 42 offensive che, con il piede di Janikowski, sono vicinissime al raggio da field goal.
Goff si va a prendere il primo down, i Rams vincono, 33-31 e tutti sono contenti (eccetto che per i Seahawks, ovviamente), ma la partita di ieri ha messo a nudo alcune criticità che Los Angeles deve risolvere al più presto, perché la parte centrale della schedule è piuttosto impegnativa e smarrire la bussola è un attimo.
Si dice spesso che l’attacco vende i biglietti ma è la difesa a vincere le partite, ma questo adagio mal si adatta con quello che stiamo vedendo a Los Angeles quest’anno. Per la seconda settimana consecutiva la difesa subisce 31 punti, ma fortunatamente l’attacco riesce a segnarne sempre qualcuno in più. Fino a quando durerà?
La difesa dei Rams ha mostrato preoccupanti limiti ieri sera. L’assenza di Talib si fa sentire, ma Marcus Peters ha disputato una partita orrenda a Seattle. Se contro i Vikings aveva la scusante dell’infortunio rimediato solo quattro giorni prima, questa volta non ci sono santi che tengano. Lockette ne ha fatto quel che ha voluto, e non solo lui. Peters si è fatto ripetutamente battere in velocità o con doppie mosse eseguite alla perfezione ma che un cornerback della sua statura dovrebbe essere in grado di riconoscere e gestire. Se il problema è che non è ancora al 100%, forse vale la pena di tenerlo fuori  il tempo necessario a riprendersi, perché in questa forma è decisamente più deleterio che altro.
Della fragilità dei linebacker sapevamo già, e chi si aspettava che tutto andasse a posto con il rientro di Barron ha dovuto ricredersi. Longacre e Littleton hanno fatto delle belle giocate, ma sono state più degli exploit sui quali on è possibile contare in maniera continuativa.
La linea di difesa non fa abbastanza pressione sul QB, nonostante il grosso lavoro di Donald, Brockers e Suh, ma soprattutto la prima linea di arresto per il gioco di corsa ieri sera è stata spazzata via senza grossi problemi ed ha concesso 190 yard a Carson, Davis e Wilson: inaccettabile.
Questa volta gli aggiustamenti di Phillips a metà tempo non sono arrivati o, almeno, non hanno funzionato a dovere, ed i Seahawks hanno continuato a sezionare la difesa di Los Angeles sulle corse e sui passaggi, anche se questi ultimi erano spesso frutto dell’invenzione estemporanea di un Russell Wilson mai così ispirato questa stagione.
Preoccupano in attacco le due sospette concussion di Cooks e Kupp, giunte in occasione di due altri bei momenti della crew arbitrale, che non ha ritenuto opportuno punire un contatto casco contro casco su Cooks così come non ha ritenuto opportuno intervenire sul placcaggio di Kupp, sbattuto a terra in maniera forse troppo esagerata (eppure, un gesto simile era costato 15 yard e primo down a Troy Hill).
Se nessuno dei due riuscirà a recuperare in tempo per Denver, McVay dovrà ricorrere a soluzioni di emergenza per poter schierare un attacco presentabile. Ma, al momento, le preoccupazioni maggiori sono per la difesa. Phillips ha sette giorni per trovare la quadra, anche perché crediamo possa sopportare di perdere ovunque, ma non a Denver.
 

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