Finisce a New Orleans l’imbattibilità dei Los Angeles Rams, che soccombono ai Saints con il punteggio finale di 45-35, al termine di una partita che ha regalato emozioni a raffica e che entrambe le squadre hanno rischiato di vincere o perdere alla stessa maniera.
Prima dell’inizio della partita tutti si chiedevano come si sarebbero comportate le difese di fronte a due attacchi esplosivi come quelli guidati da Brees e Goff, ed alla fine la risposta è stata abbastanza semplice: le difese “non si sono comportate”, nel senso che per larga parte dell’incontro sono rimaste a guardare permettendo uno shootout interrotto solo dagli episodi.
Gli episodi, infatti, sono quelli che, alla fine, hanno determinato l’esito finale, ed essendo gli episodi stati sfavorevoli agli ospiti, logica vuole che a portare a casa l’intera posta siano stati i New Orleans Saints.
Il primo episodio chiave arrivava dopo una doppia serie di botta e risposta che apriva la partita, dando l’impressione che sarebbe finita 65-64 senza nemmeno un punt da parte delle due squadre. Mark Ingram veniva colpito durante un placcaggio e perdeva il pallone, prontamente recuperato da Aaron Donald che consegnava ai Rams la possibilità di mettere a segno il primo break della partita. La difesa di New Orleans riusciva a fermare Goff, ed i Rams sembravano accontentarsi dei tre punti, senonché Johnny Hekker, per l’occasione holder, si incaricava personalmente di convertire un quarto ed uno su una finta di field goal. Gli arbitri erano particolarmente avari con lo spot della palla, ed a nulla valeva il challenge di McVay: primo down non conquistato sebbene dalle immagini del replay apparisse abbastanza chiaro come Hekker fosse riuscito ad allungare la palla oltre il secondo palo della catena prima di uscire dal campo.
I Saints capitalizzavano subito questo scampato pericolo e mettevano a segno il terzo touchdown della serata, mentre i Rams sembravano subire questo stop inaspettato, sbagliando anche un field goal da 51 yard. Prima della fine del tempo, New Orleans andava in end zone altre due volte, e per i Rams sembrava davvero calare la notte. In svantaggio 35-17 alla fine del primo tempo, sembrava che ci volesse davvero un miracolo per recuperare la partita.
Il miracolo, tuttavia, avveniva, ed a 9:48 dalla fine della partita, il punteggio era di nuovo pari: 35-35. A questo punto avveniva il secondo e decisivo episodio che girava la partita a favore di New Orleans.
Dopo aver messo tre punti sul tabellone con un vcalcio di Lutz, Brees aveva l’ìopportunità di chiudere la partita grazie ad uno svarione tremendo di Marcus Peters. Su un terzo e sette, con necessità di fermare l’attacco avversario, quindi, il cornerback dei Rams coronava la sua pessima prestazione andando ad allinearsi in copertura di Micheal Thomas in maniera del tutto superficiale, tanto che allo snap Peters stava ancora parlando con gli altri suoi compagni di squadra e non era assolutamente pronto a partire in copertura. Il presunto bump si trasformava quindi in un ridicolo saltello di sorpresa per la partenza dell’azione, regalando a Thomas quel tanto che bastava per prendere due yard di vantaggio. Dare due yard di vantaggio ad un ricevitore come Thomas, soprattutto se non si ha la copertura della safety, è come regalare un touchdown, infatti Thomas si involava per 72 yard per la segnatura che chiudeva la partita.
I Saints si aggiudicavano con pieno merito una sfida che sembrava stesse quasi per sfuggirgli di mano, ritrovando il ritmo dell’attacco al momento giusto dopo che nel secondo tempo sembravano aver smarrito la lucidità. La freddezza e la perfezione di esecuzione mostrate nel primo tempo.
Grandissima prestazione difensiva sul gioco di corsa, con Gurley praticamente azzerato per tre quarti, prima che mettesse a segno qualche buon guadagno, senza però risultare decisivo come in altre occasioni. Pur stabilendo il record di franchigia per il maggior numero di partite consecutive con una segnatura, Gurley è stato abbastanza ben limitato dalla difesa di New Orleans, che però non si è comportata altrettanto bene sui passaggi, lasciando il trio Cooks, Woods e Kupp piuttosto libero di imperversare per il campo.
Dal canto suo, l’attacco dei Rams è stato letale come sempre sui passaggi, trovando anche un ottimo gioco sui tight end, ed anche se il gioco di corsa non è stato un fattore, McVay e Goff hanno ben sfruttato il fatto che la difesa avversaria dovesse sempre e comunque rispettare la play action su Gurley.
Inutile nascondersi dietro un dito: questa partita i Rams l’hanno persa in difesa. Sarebbe facile additare Marcus Peters come unico responsabile della disfatta. Peters ha le sue responsabilità, intendiamoci. E’ stato ripetutamente battuto sul profondo dai ricevitori avversari (Thomas in primis) anche senza bisogno della sbadataggine di fine partita, ma è anche vero che la linea di difesa non ha portato abbastanza pressione su Brees, Donald si è fatto troppo spesso ingolosire dalla possibilità di mettere le mani addosso al qb nero oro, finendo poi per trovarsi fuori posizione nel fermare le corse, i linebacker hanno giocato la loro solita pessima partita (Littleton a parte) e le due safety Joyner e Johnson non sono state il supporto necessario per le grosse difficoltà in cui versavano Peters e Hill in fase di copertura.
Questa partita è servita ad entrambe le formazioni per prendere coscienza delle proprie virtù, del proprio potenziale, dei propri limiti e, nel caso dei Rams, per tornare un po’ a terra, come si diceva la scorsa settimana.
L’obiettivo non è la perfect season, ma andare fino in fondo, e andando fino in fondo probabilmente ci si ritroverà di fronte Sean Payton e Drew Brees e Michael Thomas e Alvin Kamara e tutto il resto della truppa. Quello sarò il momento cruciale ed importante della stagione per entrambe le squadre, ed è in quel momento che conterà davvero vincere.
Prima dell’inizio della partita tutti si chiedevano come si sarebbero comportate le difese di fronte a due attacchi esplosivi come quelli guidati da Brees e Goff, ed alla fine la risposta è stata abbastanza semplice: le difese “non si sono comportate”, nel senso che per larga parte dell’incontro sono rimaste a guardare permettendo uno shootout interrotto solo dagli episodi.
Gli episodi, infatti, sono quelli che, alla fine, hanno determinato l’esito finale, ed essendo gli episodi stati sfavorevoli agli ospiti, logica vuole che a portare a casa l’intera posta siano stati i New Orleans Saints.
Il primo episodio chiave arrivava dopo una doppia serie di botta e risposta che apriva la partita, dando l’impressione che sarebbe finita 65-64 senza nemmeno un punt da parte delle due squadre. Mark Ingram veniva colpito durante un placcaggio e perdeva il pallone, prontamente recuperato da Aaron Donald che consegnava ai Rams la possibilità di mettere a segno il primo break della partita. La difesa di New Orleans riusciva a fermare Goff, ed i Rams sembravano accontentarsi dei tre punti, senonché Johnny Hekker, per l’occasione holder, si incaricava personalmente di convertire un quarto ed uno su una finta di field goal. Gli arbitri erano particolarmente avari con lo spot della palla, ed a nulla valeva il challenge di McVay: primo down non conquistato sebbene dalle immagini del replay apparisse abbastanza chiaro come Hekker fosse riuscito ad allungare la palla oltre il secondo palo della catena prima di uscire dal campo.
I Saints capitalizzavano subito questo scampato pericolo e mettevano a segno il terzo touchdown della serata, mentre i Rams sembravano subire questo stop inaspettato, sbagliando anche un field goal da 51 yard. Prima della fine del tempo, New Orleans andava in end zone altre due volte, e per i Rams sembrava davvero calare la notte. In svantaggio 35-17 alla fine del primo tempo, sembrava che ci volesse davvero un miracolo per recuperare la partita.
Il miracolo, tuttavia, avveniva, ed a 9:48 dalla fine della partita, il punteggio era di nuovo pari: 35-35. A questo punto avveniva il secondo e decisivo episodio che girava la partita a favore di New Orleans.
Dopo aver messo tre punti sul tabellone con un vcalcio di Lutz, Brees aveva l’ìopportunità di chiudere la partita grazie ad uno svarione tremendo di Marcus Peters. Su un terzo e sette, con necessità di fermare l’attacco avversario, quindi, il cornerback dei Rams coronava la sua pessima prestazione andando ad allinearsi in copertura di Micheal Thomas in maniera del tutto superficiale, tanto che allo snap Peters stava ancora parlando con gli altri suoi compagni di squadra e non era assolutamente pronto a partire in copertura. Il presunto bump si trasformava quindi in un ridicolo saltello di sorpresa per la partenza dell’azione, regalando a Thomas quel tanto che bastava per prendere due yard di vantaggio. Dare due yard di vantaggio ad un ricevitore come Thomas, soprattutto se non si ha la copertura della safety, è come regalare un touchdown, infatti Thomas si involava per 72 yard per la segnatura che chiudeva la partita.
I Saints si aggiudicavano con pieno merito una sfida che sembrava stesse quasi per sfuggirgli di mano, ritrovando il ritmo dell’attacco al momento giusto dopo che nel secondo tempo sembravano aver smarrito la lucidità. La freddezza e la perfezione di esecuzione mostrate nel primo tempo.
Grandissima prestazione difensiva sul gioco di corsa, con Gurley praticamente azzerato per tre quarti, prima che mettesse a segno qualche buon guadagno, senza però risultare decisivo come in altre occasioni. Pur stabilendo il record di franchigia per il maggior numero di partite consecutive con una segnatura, Gurley è stato abbastanza ben limitato dalla difesa di New Orleans, che però non si è comportata altrettanto bene sui passaggi, lasciando il trio Cooks, Woods e Kupp piuttosto libero di imperversare per il campo.
Dal canto suo, l’attacco dei Rams è stato letale come sempre sui passaggi, trovando anche un ottimo gioco sui tight end, ed anche se il gioco di corsa non è stato un fattore, McVay e Goff hanno ben sfruttato il fatto che la difesa avversaria dovesse sempre e comunque rispettare la play action su Gurley.
Inutile nascondersi dietro un dito: questa partita i Rams l’hanno persa in difesa. Sarebbe facile additare Marcus Peters come unico responsabile della disfatta. Peters ha le sue responsabilità, intendiamoci. E’ stato ripetutamente battuto sul profondo dai ricevitori avversari (Thomas in primis) anche senza bisogno della sbadataggine di fine partita, ma è anche vero che la linea di difesa non ha portato abbastanza pressione su Brees, Donald si è fatto troppo spesso ingolosire dalla possibilità di mettere le mani addosso al qb nero oro, finendo poi per trovarsi fuori posizione nel fermare le corse, i linebacker hanno giocato la loro solita pessima partita (Littleton a parte) e le due safety Joyner e Johnson non sono state il supporto necessario per le grosse difficoltà in cui versavano Peters e Hill in fase di copertura.
Questa partita è servita ad entrambe le formazioni per prendere coscienza delle proprie virtù, del proprio potenziale, dei propri limiti e, nel caso dei Rams, per tornare un po’ a terra, come si diceva la scorsa settimana.
L’obiettivo non è la perfect season, ma andare fino in fondo, e andando fino in fondo probabilmente ci si ritroverà di fronte Sean Payton e Drew Brees e Michael Thomas e Alvin Kamara e tutto il resto della truppa. Quello sarò il momento cruciale ed importante della stagione per entrambe le squadre, ed è in quel momento che conterà davvero vincere.