I Bears gelano i Rams 15-6

Nel gelido Soldier Field di Chicago, i Los Angeles Rams perdono la seconda partita della stagione contro i Chicago Bears e tornano ad occupare il seed #2 nella griglia playoff, il che significa che l’eventuale NFC Championship verrebbe giocato presumibilmente fuori casa. Ma è presto per preoccuparsi del championship o dei playoff in generale, prima bisogna cercare di capire cosa sia successo a Chicago e, più in generale, dopo il bye, perché i Rams del dopo-Chiefs non sembrano essere gli stessi delle prime undici giornate.
Contro i Bears abbiamo assistito alla peggiore prestazione di Goff nell’era McVay, affermazione che avevamo fatto solo la scorsa settimana ma che dobbiamo aggiornare dopo la prestazione da quattro intercetti ed una miriade di lanci sbagliati sfoderata al Soldier Field. Sarebbe facile nascondersi dietro le scuse del freddo (che ha sicuramente condizionato le prestazioni di entrambi i quarterback) e della scarsa attitudine della squadra a giocare all’aperto con temperature rigide, della giornata storta di Goff e della linea d’attacco, ed altre amenità del genere. La realtà è purtroppo diversa: la difesa dei Bears ha dominato la partita più di quanto non sia riuscita a fare quella dei Rams, ed ha letteralmente azzerato uno degli attacchi più prolifici dell’intera lega.
Hicks, Goldman e Mack hanno tenuto sotto scacco la linea d’attacco di Los Angeles per l’intera partita. Whitworth ha tenuto a fatica, e non sempre, Mack, spesso raddoppiato, ma pagando il prezzo di lasciare uno contro uno gli altri tre defensive linemen di Chicago, che hanno sfruttato alla grande questa occasione mettendo Goff sotto pressione costringendolo ad affrettare letture e rilasci della palla, una condizione in cui Goff si era già trovato, rispondendo alla grande, ma che ieri sera gli è risultata decisamente ostica da affrontare.
La linea d’attacco, da parte sua, ha mancato una montagna di assegnamenti, a volte lasciando entrare gli uomini intoccati, ed ha dimostrato più volte di non riuscire a capire e prevenire le mosse avversarie.
Fin dalla passata stagione, i Rams cuocevano a puntino le difese aggressive grazie alle playaction su Gurley, ma McVay è nuovamente entrato in quello stato in cui si dimentica totalmente del suo runningback col numero 30 per mettere la palla in aria in continuazione. Abbandonare il gioco di corsa, senza peraltro averlo stabilizzato in precedenza, ha permesso alla difesa di Chicago di portare pressione senza cadere nelle trappole della playaction, togliendo così a Goff quella tranquillità per eseguire le letture a cui era abituato. Non è la prima volta che McVay si dimentica di Gurley, salvo riesumarlo verso la fine della partita, e questa tendenza sta diventando piuttosto preoccupante, soprattutto in occasioni come questa in cui una corsa ogni tanto avrebbe di certo aiutato a mantenere la difesa un po’ più equilibrata. Undici portate per Gurley sono poche, e sono l’indice di un playcalling non propriamente ragionato. McVay si è preso le colpe della sconfitta, ma sarebbe ora che imparasse dai propri errori, visto che non è la prima volta che li commette. Ovviamente nessuno ci garantisce che dando la palla a Gurley le cose sarebbero andate meglio, ma 11 corse e 45 passaggi in una partita a basso punteggio fanno venire più di un dubbio.
La difesa, al contrario, non si è comportata malissimo.  Tre intercetti su un Trubisky che ha giocato anche peggio di Goff, sono serviti a tenere a bada il gioco aereo dei Bears, ed anche il solo touchdown segnato in partita, pur arrivando su passaggio, è essenzialmente un trick play sul quale non si può buttare la croce addosso al reparto difensivo. E’ un errore che ci può stare. Quello che forse si può imputare alla difesa è lo scarso supporto sul gioco di corsa, ma il problema qui è cronico, lo si conosce da inizio stagione, è essenzialmente generato dalla mancanza di qualità nei linebacker interni ed ormai poco ci si può fare.
Siamo arrivati al punto cruciale della stagione, quello che temevamo a settembre: le sconfitte inaspettate che possono spingere a schiacciare il panic button. In effetti questa sconfitta è molto più preoccupante di quella patita contro i Saints. A New Orleans la partita poteva vincerla una delle due squadre, e l’attacco non aveva dato segni di cedimento. A Chicago, invece, nonostante il punteggio basso e lo scarto ridotto, i Rams non hanno mai dato l’idea di poter recuperare e portare a casa la partita, e se non fosse stato per la difesa, il passivo avrebbe potuto essere più pesante.
Questo fa ben sperare per quanto riguarda la difesa, ma fa venire mille dubbi sull’attacco, il reparto che finora non aveva mai dato motivi di preoccupazione. Da qui a fine stagione le partite restanti non sembrano essere un banco di prova attendibile per valutare le cose, per cui arriveremo alla postseason senza aver potuto capire se c’è realmente un problema o meno. Si tratta di capire se è stato un incidente di percorso, oppure la nostra linea d’attacco, ad esempio, comincia ad andare in crisi contro difese performanti ed aggressive come quella dei Bears di ieri sera. Aver perso il vantaggio del campo, poi, potrebbe portare qualche problema in più, proprio perché la squadra sembra non rispondere granchè bene ad un ambiente ostile (ed eventualmente a New Orleans, sarà MOLTO ostile).
Insomma, domenica contro Philadelphia aspettiamo una reazione di qualche tipo da parte della squadra e del coaching staff. Questa franchigia ci ha abituati da anni ad essere imprevedibile ed inaffidabile, ma non vogliamo ancora credere che tutto il lavoro di una stagione possa essere buttato via in poche partite.

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