Era il 1980.
Non eravamo a Pasadena. E non era nemmeno il 20 gennaio.
Ma era agosto. E io stavo a Riccione.
Quella sera è arrivato un amico di Modena: “Ehi, ragazzi, ma c’ho una bootleg strepitosa.” Fece con la sua solita cadenza. Pensai, la solita roba di musica rock che ci spaccia per registrata di nascosto a New York e invece l’hanno fatta a Zocca.
Invece era una videocassetta.
“Ohi, ma è il Superbowl!” Sentenziò.
“Il Superbowl? e quando l’hanno giocato?”
“Ma, non lo so… qualche giorno fa, credo.” Allora funzionava così.
Così andammo in un locale che aveva un videoregistratore abilitato anche al PAL, allora c’era pure una differenza di sistema.
E la cassetta partì.
Si vedeva malissimo, ma abbastanza perché mi innamorai.
Rimanemmo in testa per 3 quarti, e il commentatore a continuare a dare addosso a Terry Bradshaw, il quarterback degli altri. Che – secondo lui – era uno stupido. Pensare a dirle oggi quelle cose!
Con la maglia 15 a lanciare per gli Arieti c’era Vince Ferragamo, ma si vedeva così sgranato che io pensavo fosse il 16.
Eccola la mia prima – mitica – partita.
Non eravamo a Pasadena. E non era nemmeno il 20 gennaio.
Ma era agosto. E io stavo a Riccione.
Quella sera è arrivato un amico di Modena: “Ehi, ragazzi, ma c’ho una bootleg strepitosa.” Fece con la sua solita cadenza. Pensai, la solita roba di musica rock che ci spaccia per registrata di nascosto a New York e invece l’hanno fatta a Zocca.
Invece era una videocassetta.
“Ohi, ma è il Superbowl!” Sentenziò.
“Il Superbowl? e quando l’hanno giocato?”
“Ma, non lo so… qualche giorno fa, credo.” Allora funzionava così.
Così andammo in un locale che aveva un videoregistratore abilitato anche al PAL, allora c’era pure una differenza di sistema.
E la cassetta partì.
Si vedeva malissimo, ma abbastanza perché mi innamorai.
Rimanemmo in testa per 3 quarti, e il commentatore a continuare a dare addosso a Terry Bradshaw, il quarterback degli altri. Che – secondo lui – era uno stupido. Pensare a dirle oggi quelle cose!
Con la maglia 15 a lanciare per gli Arieti c’era Vince Ferragamo, ma si vedeva così sgranato che io pensavo fosse il 16.
Eccola la mia prima – mitica – partita.
Ma – in quegli anni lenti – venuti molto prima dell’era internet, di partita memorabile ce ne fu un’altra.
Adesso eravamo già nel 1985.
Io mi ero così appassionato che appena si era formata una squadra avevo persino cominciato a giocarlo – non vi sto a dire quanto fossi bidone. Però mi piaceva un sacco! E mi documentavo come potevo… L’allenamento era il venerdì sera, io arrivavo col treno da Milano, passavo a casa e guardavo nella posta. Perché mi ero abbonato a una società svizzera che registrava le partite dagli Stati Uniti e poi spediva fisicamente le videocassette. Sì, era arrivata! Perché vista l’efficacia della posta mica c’era tutte le settimane.
Presi la busta gialla, imbottita, e la infilai nel borsone.
Dopo l’allenamento, con un amico runningback, l’andammo a vedere da lui.
Era il divisional playoff.
Dallas Cowboys at Los Angeles Rams, sì, proprio al Coliseum.
Vi ricorda qualcosa?
E pensate che allora di venerdì nessuno sapeva ancora nulla del risultato!
Fu come vederla in diretta.
Mi ricordo ancora Erik Dickerson che correva alto, coi suoi occhialoni e un paraspalle enorme paragonato a quelli di oggi.
Il nostro quarterback era Dieter Brock, uno strano rookie a fine carriera, che la sua carriera sportiva l’aveva disputata nella Canadian Footbaal League. Pensate che in quella stagione lanciò 16 TD e 13 Intercetti! Per poco più di 2.000 yds… altri tempi anche per le statistiche.
Che soddisfazione a guardare quella partita. Me la ricordo ancora.
2 TD e due FG
E Dallas tenuta a 0. Shutout!!!
Non saprei mica ricostruirla, le azioni si sono sovrapposte a troppe altre. Però ricordo la gioia quando andai a casa. E a letto.
Avremmo giocato il Championship! Ma intanto avevamo vinto coi Cowboys, l’American Team.
Finì lì.
Perché che nella settimana successiva cominciò a nevicare… e sembrò che non smettesse più. La cassetta con la partita di Chicago non arrivò mai. All’allenamento del venerdì i miei compagni mi scornarono – in quell’anno tenevano tutti dai Bears, The fridge Perry, Jim McMahon con il nastro con scritto Pete Rozelle… sembrava esistessero solo loro.
Mi dissero che i Bears avevano dominato.
Non la vidi mai quella partita.
Mi accontentai della mia cassetta con Dallas, che dovrei avere ancora da qualche parte…
E questo sabato notte ci sono ancora i Cowboys…
Deve essere stato per questo, che quando il kicker di Chicago ha sbagliato quel FG, l’altra notte mi sono alzato in piedi a esultare.
Ne voglio un altro di quel divisional playoff.
Adesso eravamo già nel 1985.
Io mi ero così appassionato che appena si era formata una squadra avevo persino cominciato a giocarlo – non vi sto a dire quanto fossi bidone. Però mi piaceva un sacco! E mi documentavo come potevo… L’allenamento era il venerdì sera, io arrivavo col treno da Milano, passavo a casa e guardavo nella posta. Perché mi ero abbonato a una società svizzera che registrava le partite dagli Stati Uniti e poi spediva fisicamente le videocassette. Sì, era arrivata! Perché vista l’efficacia della posta mica c’era tutte le settimane.
Presi la busta gialla, imbottita, e la infilai nel borsone.
Dopo l’allenamento, con un amico runningback, l’andammo a vedere da lui.
Era il divisional playoff.
Dallas Cowboys at Los Angeles Rams, sì, proprio al Coliseum.
Vi ricorda qualcosa?
E pensate che allora di venerdì nessuno sapeva ancora nulla del risultato!
Fu come vederla in diretta.
Mi ricordo ancora Erik Dickerson che correva alto, coi suoi occhialoni e un paraspalle enorme paragonato a quelli di oggi.
Il nostro quarterback era Dieter Brock, uno strano rookie a fine carriera, che la sua carriera sportiva l’aveva disputata nella Canadian Footbaal League. Pensate che in quella stagione lanciò 16 TD e 13 Intercetti! Per poco più di 2.000 yds… altri tempi anche per le statistiche.
Che soddisfazione a guardare quella partita. Me la ricordo ancora.
2 TD e due FG
E Dallas tenuta a 0. Shutout!!!
Non saprei mica ricostruirla, le azioni si sono sovrapposte a troppe altre. Però ricordo la gioia quando andai a casa. E a letto.
Avremmo giocato il Championship! Ma intanto avevamo vinto coi Cowboys, l’American Team.
Finì lì.
Perché che nella settimana successiva cominciò a nevicare… e sembrò che non smettesse più. La cassetta con la partita di Chicago non arrivò mai. All’allenamento del venerdì i miei compagni mi scornarono – in quell’anno tenevano tutti dai Bears, The fridge Perry, Jim McMahon con il nastro con scritto Pete Rozelle… sembrava esistessero solo loro.
Mi dissero che i Bears avevano dominato.
Non la vidi mai quella partita.
Mi accontentai della mia cassetta con Dallas, che dovrei avere ancora da qualche parte…
E questo sabato notte ci sono ancora i Cowboys…
Deve essere stato per questo, che quando il kicker di Chicago ha sbagliato quel FG, l’altra notte mi sono alzato in piedi a esultare.
Ne voglio un altro di quel divisional playoff.