Brutti e vincenti

Brutti e vincenti, sembra essere questo il leit motiv dei Los Angeles Rams da qualche settimana  questa parte. La vittoria arrivata in extremis per 20-19 contro i Baltimore Ravens non fa eccezione, e sembra quasi che, dopo la prestazione maiuscola contro gli Arizona Cardinals, i Rams si siano specializzati nel vincere le partite nel peggior modo possibile.

Ancora una volta protagonista, in positivo ed in negativo, un Matthew Stafford che prima inguaia i suoi con l’ennesimo lancio pessimo nelle mani di un difensore avversario che riporta l’ovale in meta. Questa settimana tocca a Chuck Clark ringraziare il quarterback di Los Angeles e, per stare tranquillo, lo intercetta anche una seconda volta sull’ennesima bomba profonda inutilmente sparata su una tripla copertura quando ci sarebbe stato un Van Jefferson in chiusura di primo down con l’avversario più vicino al confine con il Delaware.

I Rams si sono inutilmente complicati la vita contro dei Ravens che schieravano il quarterback di riserva (che, a tratti, è parso persino più performante di Lamar Jackson) e che dovevano fare a meno di ben sette titolari, tra covid ed infortuni. Eppure Baltimore ha tenuto in mano il pallino per 58 minuti, cedendo solamente nel finale.

Ormai la tattica per contrastare i Rams è chiara, e gli avversari, settimana dopo settimana, cercano di affinarla. L’obiettivo principale è tenere fuori dal campo l’attacco californiano che, sebbene ultimamente possa essere fonte di punti per gli avversari, è sempre temibile, e la dimostrazione è stata la coppia di drive culminata con i touchdown di Michel e Beckham Jr. che hanno completamente ribaltato una situazione che sembrava disperata.

Baltimore ha fatto la sua partita con un Tyler Huntley davvero ispirato, che ha spesso ricordato Jackson con le sue corse ma che ha anche spesso messo la palla per aria bene, in maniera coerente con il game plan che prevedeva passaggi corti e rapidi per eludere la pass rush di Donald e compagnia ed ha sfruttato la caratteristica peggiore del reparto difensivo di Los Angeles, le coperture lasche che, fino alla red zone, permettono sempre agli avversari di chiudere i down anche quando la situazione non sarebbe propriamente agevole. Una volta in red zone, però, le maglie si stringono e l’attacco avversario fatica non poco. Infatti la difesa ospite ha subito solamente 12 punti, frutto di quattro field goal che il chirurgico Justin Tucker ha piazzato tra i pali, ed i restanti sette sono arrivati con il pick six di cui abbiamo parlato in apertura.

Difficile vincere una partita quando il tuo attacco non riesce a varcare la goal line, anche se la difesa fa un partitone, e così è stato, ed il tentativo finale di portarsi almeno in zona field goal non è andato a bon fine perchè la difesa dei Rams nei momenti decisivi fa parlare i propri capisaldi: Von Miller ed Aaron Donald.

L’alieno Cooper Kupp, che probabilmente non vincerà l’MVP perchè non è un quarterback e non si chiama Aaron o Tom, ma che ha pienamente diritto a restare almeno nella conversazione fino all’ultimo istante, ha ancora fatto vedere numeri spettacolari e, come ha spiegato a fine partita McVay, ha anche suggerito una giocata valsa una ricezione da 37 yard di Van Jefferson perchè aveva notato “qualcosa” nelle coperture dei Ravens che poteva essere sfruttato.

Abbastanza incomprensibile la decisione di McVay di continuare ad insistere sui passaggi quando la pressione della defensive line di Baltimore stava provocando non pochi problemi, soprattutto dalla parte di Havenstein, rinunciando alle quattro/cinque yard garantite in media dalle gambe di Sony Michel, ma alla fine, seppur per il rotto della cuffia, ha avuto ragione anche stavolta.

Ravens eliminati dai playoff, dunque, con questa sconfitta, mentre i Rams si portano in seconda posizione nel seed della NFC grazie alla vittoria di Arizona su Dallas, vittoria che, però, non mette ancora in ghiaccio il discorso Division, che sarà in palio domenica prossima con i Rams che ospitano i Niners ed i Cardinals che ricevono i Seahawks.

I Rams dovranno decidersi a ripulire il loro gioco offensivo dai tanti errori che commettono sempre nel primo tempo, perchè ai playoff non sarà così facile (ammesso che lo sia stato) recuperare un deficit come in queste ultime settimane, ed ogni punto sarà preziosissimo per continuare a ballare fino a metà febbraio.

Vincere bene o vincere male poco importa: l’importante è vincere (a meno che non vi chiamiate Arrigo Sacchi), ma le coronarie ed il fegato dei tifosi di Los Angeles cominciano ad essere un po’ provati.

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