Finita l’agonia

Anche l’ultima stazione della Via Crucis in cui si è trasformata la stagione 2023, si è finalmente conclusa. Sarebbe stato bello sbattere fuori dai playoff gli odiati uccellacci e mandarci il buon Jared Goff. Sarebbe stato il finale perfetto. Ma l’insipienza di questa squadra (unita a qualche cortesia di troppo da parte degli zebrati) non ha permesso al finale hollywoodiano di andare in scena. Come in molte occasioni quest’anno, non abbiamo assistito ad una bella partita. Da una parte c’era la solita squadra di rabberciati che anche a questo giro ha pagato il proprio dazio agli infortuni (Russ Yeast è stato ricoverato in ospedale con una contusione polmonare, ma sembrerebbe stare meglio, ora), che ha fatto un po’ quel che ha potuto. Sinceramente fa ridere leggere certi commenti e certi giudizi che avrebbero ragione d’essere se riferiti ad una squadra in saluta, ma lasciano il tempo che trovano per un gruppo di giocatori tra cui c’è anche chi faceva il gommista fino a tre settimane fa.

Dall’altra parte c’era una squadra che si giocava l’accesso ai playoff ed ha giocato una partita insipida tra le mura amiche, guidata da un Geno Smith che sembrava essere quello che tutti si aspettavano prima dell’inizio della stagione, non il supereroe raccontato in queste settimane.

Chiaro che, con queste premesse, lo spettacolo sia stato ai minimi termini, nonostante il risultato sempre in bilico abbia tenuto sempre alto l’interesse del pubblico.

Alcune considerazioni sparse sulla partita.

La linea di difesa ha patito enormemente il gioco di corsa, dove l’assenza di Donald si è fatta sentire più del solito. L’assoluta inefficacia dei giocatori che hanno ruotato nei tre spot in linea ha ridimensionato le considerazioni fatte su alcuni giocatori, Greg Gaines su tutti. È risultato abbastanza chiaro in queste ultime partite che, in assenza di un giocatore che necessita di un raddoppio continui come Donald, quando non gli vengono riservati addirittura tre uomini di scorta, le prestazioni degli altri del reparto subisce un calo netto e considerevole, segno che gli exploit di inizio stagione o anche delle stagioni scorse hanno un minimo comun denominatore. Non per nulla una volta andati via da Los Angeles, in questi anni i defensive linemen siano completamente spariti dai radar se non per qualche rara eccezione.

Qualcosa di più è arrivato dalla pass rush dove, però, la pressione è sempre arrivata dagli esterni Floyd e Hoecht, mai dall’interno. Del resto una difesa in cui la parola stunt pare essere vietata non può darti troppe aspettative in questo senso.

La secondaria, guidata magistralmente da quel giocatore “ormai bollito e finito” a nome Jalen Ramsey, ha alternato grandi giocate a errori tipici dei rookie (Kendrick e Yeast, finchè è stato in campo) o dei sopravvalutati (qualcuno ha detto Troy Hill?), ma alla fine ha praticamente azzerato Metcalf, subendo qualcosa solo da Lockett, e nemmeno troppo.

La nota dolente è stata l’attacco. Il pur volenteroso Mayfield ha passato tutto il tempo a scappare per la vita subendo cinque sack, aspettando che qualche ricevitore creasse separazione, cosa che saltuariamente solo Jefferson e Atwell sono riusciti a fare. Poteva ripetere le gesta eroiche viste contro i Raiders, ma quel passaggio per Jefferson in overtime aveva troppa aria ed è risultato leggermente corto, permettendo ad un Diggs ormai bruciato di recuperare ed intercettare un pallone che sarebbe stato un touchdown o, alla peggio, una possibilità di field goal.

Inutile sparare sulla croce rossa di una linea offensiva che ha finito di patire e deve essere ricostruita praticamente da zero. Così come sarebbe inutile prendersela con un corpo ricevitori che dovrebbe giocare uno per volta per far rifiatare i titolari, non certo tutta la partita tutti assieme. Anche stavolta non si è visto in campo McCutcheon: possibile che sia stato un abbaglio collettivo vederlo giocare magnificamente in preseason? Non ci aspettavamo che replicasse i numeri fatti vedere ad agosto, ma il fatto che non abbia praticamente visto il campo per tutta la stagione con tutti gli infortuni che ci sono stati lascia perlomeno perplessi.

Il gioco di corsa è stato nuovamente positivo, con Cam Akers che improvvisamente ha imparato a vedere i buchi anche nelle zone run ed ha nuovamente scollinato le 100 yard guadagnate. Probabile che a McVay siano fischiate le orecchie, durante la partita, per tutte le volte che ha abbandonato la corsa troppo presto e per tutte le volte che ha iniziato con una corsa al centro che ormai legge anche mia nonna.

La stagione è finalmente terminata, il record di 5-12 è abbastanza bugiardo se è vero, come è vero, che dieci delle dodici sconfitte sono arrivate con dieci o meno punti di svantaggio. Da qui si dovrà ripartire per la prossima stagione: invertire il segno di quei dieci punti di svantaggio.

Non bisogna, però, commettere l’errore di nascondersi dietro all’anomala ed esagerata mole di infortuni che si sono verificati già dalla preseason. Sicuramente hanno influito, ma ci sono state delle cose che non avrebbero funzionato nemmeno a ranghi completi, ma avremo modo nelle prossime settimane di analizzare in profondità la stagione.

Per ora godiamoci la stagione rimirando l’anello al nostro dito ed il Vince Lombardi Trophy in bacheca. Per almeno un altro mese i Campioni in carica siamo noi.

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