Sweep con calcio

Dopo i fuochi artificiali della partita contro Buffalo e la prestazione offensiva prorompente contro Chicago, tutto ci si aspettava da Rams e 49ers tranne che una partita a basso punteggio e, per la prima volta nella storia di questa rivalità che data dal 1950 e 152 partite, senza che venisse segnato nemmeno un touchdown.

Sicuramente hanno influito parecchio le condizioni meteo che, soprattutto nel primo tempo, hanno reso la palla una saponetta ingovernabile. Abbiamo visto drop inusuali e clamorosi e lanci imprecisi dovuti al pessimo grip sulla palla e, onestamente, per un bel pezzo del primo tempo è stato davvero difficile domare lo sferoide prolato.

I Los Angeles Rams hanno iniziato la partita in maniera totalmente opposta alla partita di Buffalo che, se non può essere presa a paragone per tutte le prestazioni future della franchigia losangelina, lascia, però, perplessi sulla reale consistenza di questo attacco. È anche vero che l’approccio un po’ suicida dei Bills ha allertato i defensive coordinator che affrontano i Rams rendendogli ben chiaro che puntare sulla zone è un approccio che non paga, e la difesa di San Francisco ha fatto davvero il bello ed il cattivo tempo per tutta la prima metà della gara, sfiorando l’intercetto in un paio di occasioni, lasciando pochissimi spazi al dinamico duo Nacua-Kupp (quest’ultimo finirà con zero ricezioni per la quarta volta in carriera e la prima dal 2019) e gestendo bene il gioco di corsa di Williams e (sporadicamente) Corum.

Passando dall’altro lato della palla, però, l’attacco dei 49ers è stato ampiamente deficitario, trovando solo un paio di guizzi su Kittle e Jennings in tutta la partita, macinando un po’ di terrendo con un Guerendo in non perfette condizioni fisiche e, soprattutto, patendo molto un Purdy in giornata di scarsa vena, stranamente impreciso e titubante nelle letture.

Ma non è stato tutto demerito degli attacchi, se la partita si è risolta a suon di field goal. Bisogna dare atto ai due defensive coordinator di aver preparato la partita in maniera eccellente. Chris Shula, ovviamente avvantaggiato dall’assenza di McCaffrey e Ayiuk e dall’attenzione di Deebo Samuel più orientata verso il trash talking pre partita che non su ciò che succede in campo, ha imbrigliato l’attacco di San Francisco con un misto di pressione e copertura che ha permesso alla secondaria di disputare la miglior partita dell’anno e, allo stesso tempo, di non lasciare troppa libertà al quarterback avversario, soprattutto grazie ad un Kobie Turner letteralmente scatenato.

Dall’altra parte, come già detto, la difesa rosso oro ha messo la museruola prima a Kupp e Nacua, e poi a Williams, ma se quella sul numero dieci è rimasta serrata per tutta la partita, quella sugli altri due ad un certo momento si è allentata, permettendo così all’attacco ospite di cominciare a conquistare dei primi down nel secondo tempo e, soprattutto, di imbastire drive lunghi e metodici che, anche se fruttavano solamente tre punti alla volta, prima recuperavano lo svantaggio, poi scavavano il solco decisivo lasciando Purdy con poco tempo a disposizione, costringendolo a forzare un po’ le sue scelte per recuperare lo svantaggio.

I due kicker hanno fatto il loro lavoro senza sbavature, ma i Rams sono arrivati per ben quattro volte a bussare all’end zone avversaria, e Karty ha potuto mettere a segno 12 punti contro i soli sei messi a segno da Moody.

Per i Rams è una vittoria pesante, che gli permette di restare al passo con i Seahawks (che domenica affronteranno gli ostici Packers) per la vittoria della division, ma anche di agganciare (con una partita in più) i Commanders, che occupano l’ultimo spot del ranking dei playoff. I Rams hanno il loro destino nelle proprie mani, con New York Jets, Arizona Cardinals e Seattle Seahawks sul loro cammino. Tutto fa pensare che l’ultima partita contro Seattle sarà quella decisiva.

San Francisco, dal canto suo, dice quasi certamente addio alle speranze playoff, anche se in questo momento le priorità sembrano essere altre, in uno spogliatoio che non è più tanto coeso e nel quale iniziano a saltar fuori mugugni e comportamenti clamorosi come quello di De’Vondre Campbell, che ha abbandonato il campo nel terzo quarto rifiutandosi di entrare in sostituzione di Greenlaw. Con questi chiari di luna crediamo che i playoff siano davvero l’ultima preoccupazione per Shanahan e l’intero front office.

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