Spalti semideserti, silenzio irreale. Così è iniziata la sfida tra Rams e Cardinals all’Ed Jones Dome, tanto che sembrava quasi di stare a teatro. In effetti si è trattata di una commedia, l’ennesima, a sfondo tragico per i tifosi bluoro. I Cardinals hanno vinto la decima delle ultime undici partite contro i Rams, la settima consecutiva a St.Louis, dove non perdono ormai dal 2004, e come un paio di settimane fa a determinare il risultato finale è stato un ritorno di punt del rookie Patrick Peterson, che ha già eguagliato il record NFL per ritorni di punt in touchdown in una stagione (quattro. di cui due cntro i Rams, appunto).
La partita non ha detto nulla di realmente nuovo per entrambe le squadre. I Cardinals hanno dovuto convivere con uno Skelton in cabina di regia che ha piazzato due intercetti e giocato malamente la palla per aria, ma sono stati salvati dalla giornata di grazia di Beanie Wells, che ha anche stabilito il record di yards corse in una partita per i Cardinals con oltre 220 (e dopo il carneade dei Cowboys è già il secondo recordman di squadra su corsa grazie ai Rams) e dalle giocate spettacolari di Peterson, che poco prima di ritornare il punt decisivo si era anche fatto notare per un bellissimo intervento difensivo su Brandon Lloyd.
Per i Rams una buona difesa (maluccio sulle corse, ma bene su passaggi e pressione sul quarterback) ha dovuto ancora una volta cantare e portare la croce a causa di un attacco incapace di fare qualsiasi cosa se non a sprazzi e, apparentemente, per caso.
La scelta di mettere Goldberg come left tackle è costata cara a bradford, sackato due volte da Sam Acho, ma anche schierare Jason Brown come guardia non ha funzionato un granchè, considerato che Dockett ha fatto il bello ed il cattivo tempo sulla linea per tutta la partita. Con queste premesse, anche Steven Jackson ha dovuto alzare bandiera bianca, non senza sputare sudore e sangue fino all’ultimo come suo solito.
Il vero imputato per la sconfitta 23-20, però è l’ormai indifendibile head coach di St.Louis Steve Spagnuolo.
Vanno bene gli infortuni, vanno bene tutte le avversità in cui i Rams sono incappati quest’anno, vanno bene alcune scelte sbagliate di inizio stagione che si stanno ripercuotendo malamente su questo campionato, ma la gestione della partita ha lasciato davvero a desiderare.
L’impressione è che Spagnuolo sia l’ennsimo specialista di reparto che, una volta elevato al rango di head coach, perde il bandolo della matassa ed inizia a commettere gli errori più banali ed imperdonabili. Siamo sicuri che tornerà a far bene come defensive coordinator altrove (amche a St.Louis se accettasse la retrocessione di ruolo, ma la vediamo difficile…), ma il suo tempo come capo allenatore a St.Louis è decisamente finito.
Non si può litigare con l’offensive coordinator quando mancano 45 secondi all’intervallo su cosa sia meglio fare tra giocare un’azione e poi tentare il field goal e calciare subito e prendere una decisione a dodici secondi dalla fine sprecando così una buona opportunità.
Non si può decidere di non giocare un quarto e uno a tre minuti dalla fine sperando poi che la propria difesa (che non ha trovato il modo di fermare il gioco di corsa avversario) restituisca la palla con abbastanza tempo sul cronometro per andare almeno al field goal. Non si può, di nuovo, non giocarsi un quarto e meno di mezza yard, anche se nella propria metà campo, quando si sta perdendo. semplicemente non si può sempre giocare conservativo senza mai rischiare una volta che sia una.
Probabilmente Spagnuolo finirà la stagione, perchè è comunque inutile cambiare allenatore adesso tanto per cambiare. L’unica cosa che si attendono ancora i tifosi di St.Louis è almeno una coppia di prestazioni dignitose contro gli arcirivali di San Francisco. Se non due vittorie, almeno una, o comunque delle partite giocate col cuore e fino in fondo, senza dare l’impressione di considerarla persa già al secondo quarto anche dalla sideline.
E pensare che di spunti positivi se ne potrebbero comunque trovare, nella partita di ieri. Il punt return in touchdown di Nick Miller, messo sotto contratto solo mercoledì scorso, oppure un paio di fantastiche ricezioni di Lloyd e Pettis, per non parlare della magnifica ricezione ad una mano di Lauinaitis in occasione di uno dei due intercetti su Skelton, ma si trarra, appunto, di spunti, lampi isolati e completamente avulsi dalla globalità della partita, quasi fossero avvenuti per caso.
Quanto manca alla fine della stagione? Troppo…