Ultima esibizione in diretta nazionale e prima serata per i Rams (e, per la gioia di molti, ultima per almeno un altro paio di anni…), ed ennesima terribile prestazione di questa interminabile e tremenda stagione.
A dare la paga (30-13) agli arieti questa volta sono stati i rivali divisionali di Seattle, una squadra che può vantare una linea d’attacco disastrata tanto quamto quella dei Rams eppure riesce a far correre a Marshawn Lynch (che, diciamocelo, vale la metà di Steven Jackson) per oltre cento yards nonostante nella posizione di tackle giochi la terza riserva. Questa è la differenza più lampante tra due squadre che in un reparto delicato come la linea offensiva hanno avuto una serie impressionante di infortuni, e mentre una ha saputo sopperire alla mancanza dei titolari inserendo degli adeugati rincalzi, l’altra non è riuscita a trovare una soluzione alla mancanza di due prime scelte ed un pagatissimo free agent.
Ma andiamo con ordine. Sulla carta, quello stramaledettissimo supporto secondo il quale i Rams avrebbero dovuto riassaporare la gioia dei playoff dopo diversi anni di mediocrità, la partita con i Seahawks era più che abbordabile anche per una squadra allo sbando cone la truppa di Spagnuolo. Qualche speranza in più la dava anche la notizia che dava Brandstater o Clemens alla guida dell’attacco bluoro in sostituzione degli infortunati Bradford e Feeley, ma all’ultimo momento Big Sam ha deciso, non si sa quanto spontaneamente, di giocare ugualmente, nonostante sia chiaramente limitato nella mobilità dall’infortunio alla caviglia e, cosa molto più importante, abbia oramai chiaramente perso il controllo del suo attacco, completamente frastornato da un sistema nuovo, da una annata degna del miglior David Carr per la quantità di colpi subiti, da un parco ricevitori che definire mediocre è un eufemismo ed infine da un playcalling decisamente agghiacciante.
La solita difesa combattiva ed attenta ha cercato anche questa volta di mantenere la partita in equilibrio per quanto ha potuto, ma dopo aver perso per infortunio anche i cornerback messi in campo questa settimana (che sarebbero le settime/ottave riserve, tanto per dare un’idea) ha mollato anch’essa, come oramai spesso accade, nel quarto quarto, lasciando che l’attacco dei Seahawks andasse in meta quel tanto che basta per mettere al sicuro il punteggio.
Alcuni episodi danno, meglio di una cronaca dettagliata, l’idea esatta di come è andata a partita.
Il primo touchdown dei Seahawks è arrivato grazie ad un punt bloccato. E’ il primo punt che Donnie Jones si fa bloccare da quando gioca nei Rams, e può succedere, ma il modo in cui l’azione si è sviluppata è sintomatico della confuzione che regna nei Rams, sia in campo che in panchina. Succede infatti che il difensore che deve contrastare il gunner di destra, si porti improvvisamente a ridosso della linea, nel chiaro tentativo di cogliere impreparata la protezione del punt e penetrare indisturbato nel backfield. Il gunner tentenna, esita, lo segue poco convinto e si piazza all’esterno della linea come bloccatore aggiunto, ma non davanti al difensore, tanto che quando l’azione parte, Baldwin viene bellamente ignorato e può comodamente puntare Jones e bloccare il punt. Incredibile come un giocatore non sappia che cosa fare e come reagire ad una situazione “anomala”, ma ancora più incredibile che sulla sideline a nessuno venga in mente di chiamare un timeout dal momento che era chiaro che il tentativo di bloccare il punt non sarebbe stato contrastato adeguatamente.
La confusione di Spagnuolo si palesa alla fine del secondo quarto. I Seahawks sono in attacco con meno di due minuti da giocare, e la difesa dei Rams li costringe al punt chiamando anche due timeout per fermare il tempo. E’ chiaro a tutti che Spagnuolo stia cercando di dare a Bradford un paio di opportunità per arrivare magari anche solo in raggio da field goal. Finalmente una scelta coraggiosa ed aggressiva, quando i Rams sono sotto soltanto di sette punti. Ed invece no. Punt dei Seahawks ricevuto dai Rams, 14 secondi sul cronometro, Bradford entra in campo e… si inginocchia. Resta da capire perchè Spagnuolo abbia chiamato i timeout.
Non basta? Allora vediamoci l’attacco dei Rams sulla una yard. Capita due volte. La prima volta bisogna accontentarsi di un field goal. La seconda volta va in scena un film dell’orrore. McDaniels chiama uno schema peggiore dell’altro, ma soprattutto TIENE STEVEN JACSKON IN PANCHINA. Al terzo tentativo i Seahawks regalano una nuova serie di down dalla una yard grazie ad un taunting stupido quanto inutile. E McDaniels lancia ancora, ovviamente senza successo. Tra le risate a crepapelle dei tifosi di Seattle, al quinto tentativo ha un lampo di genio: vediamo se dando la palla a Jackson risolviamo la questione. Jackson entra e segna di forza, come sua abitudine. Cinque maledette azioni prima di decidere di dare la palla al tuo miglior giocatore. Incredibile.
Subito dopo vengono raggiunte vette inimmaginabili. Josh Brown prova un goffo onside kick fintando la rincorsa da una parte per poi andare dalla direzione opposta. In tutto ciò calcia in maniera talmente maldestra che la palla si ferma dopo nove yards o poco più. Un giocatore dei Rams la ricopre per evitare un ritorno a sorpresa, visto che tutti stanno a guardare l’aborto di onside kick e la palla è ormai ferma a terra. Ovvia e scontata la penalità per tocco illegale, ma Spagnuolo non ci sta e lancia la flag rossa del challenge. Challenge?!? Spagnuolo contesta la decisione degli arbitri, secondo i quali il primo a toccare la palla è stato un giocatore dei Rams. Non c’era bisogno di vedere nemmeno il replay per rendersi conto che in tutta l’azione il giocatore dei Seahawks più vicino era in Alaska, e non c’era la minima possibilità che qualcuno la toccasse all’infuori del kicker e del giocatore che ha recuperato la palla. Eppure Spagnuolo chiama il challenge, ovviamente perso.
Nella giornata in cui i Chiefs hanno mandato a casa Haley ed i Dolphins hanno dato il benservito a Sparano, la stessa notizia avrebbe potuto arrivare dallo spogliatoio dei Rams, ma sembra che Kroenke sia determinato a far terminare il campionato a questo coaching staff.
Arrivederci alla prossima puntata di “Oggi le Comiche a St.Louis”.