Quando i Rams annunciarono l’accordo con la NFL per disputare una partita a Londra nel 2012, 2013 e 2014, il proprietario della franchigia Stan Kroenke parlò dell’enorme possibilità di far conoscere la squadra in un altro continente che questo accordo dava a St.Louis. Bene, se perdere venendo umiliati dall’avversario come è successo domenica a Wembley è il modo per farsi conoscere all’Europa, allora è un fatto positivo che l’accordo sia saltato e le prossime partite in Gran Bretagna verranno giocate dai Jaguars e non dai Rams.
In una cornice eccezionale, come sempre succede a Londra ogni volta da sei anni a questa parte, i Rams sono rimasti in vita per un drive, il primo, e poi sono letteralmente crollati sotto i colpi di Tom Brady e dei Patriots, rimediando una delle peggiori sconfitte di questi ultimi anni. Il 45-7 con cui i Patriots tornano a casa riassume perfettamente quanto si è visto sul campo, o meglio, quanto non si è visto, perchè se da una parte c’era una squadra che ha giocato la sua partita secondo i piani, dall’altra c’era un’accozzaglia di giocatori che per definire squadra occorre ricorrere ad un esercizio acrobatico estremo.
I Rams sono stati dominati, letteralmente dominati, in ogni fase del gioco: attacco, difesa, special team e panchina. Bisognerebbe aggiungere qualcosina anche a riguardo della crew arbitrale, che ha diretto la gara secondo i canonici standard pro-patrioti, ma anche un arbitraggio più equo non avrebbe cambiato i contorni di una disfatta totale.
La differenza tra le due squadre è notevole, in favore di New England, anche se le amnesie difensive mostrate dai Patriots nell’ultima partita contro i Jets potevano far pensare ad un punto debole da sfruttare da parte dell’attacco dei Rams. Ed in effetti così è stato per il primo drive della partita, durante il quale St.Louis ha mosso palla agevolmente fino a metà campo, da dove Sam Bradford lanciava una bomba nel mezzo che veniva ricevuta da Givens per un touchdown da 50 yards, permettendogli così di superare Willie Gault con cinque partite consecutive con almeno una ricezione da 50 yards.
L’avvio a razzo dei Rams faceva presagire una partita equilibrata, ma era questione davvero di pochi attimi.
Nel primo drive offensivo dei Patriots, Brady sezionava chirurgicamente la difesa dei Rams come è solito fare quando ha il tempo necessario a leggere i propri ricevitori, e domenica avrebe potuto ripetere la sequenza anche tre volte di seguito, perchè da parte della linea di difesa dei Rams non arrivava il benchè minimo segno di pressione nei confronti del qiuarterback cavversario.
Anche i soliti blitz dei defenzive backs venivano neutralizzati con irridente facilità, per cui Brady poteva lavorare indisturbato per tutta la partita, venendo forse atterrato una volta, toccato due e pressato mai in tutta la partita.
A questa completa mancanza di pressione da parte della linea, si aggiungeva una delle peggiori prestazioni della secondaria difensiva, con Jenkins nuovamente in versione “fuori dal mondo” che si perdeva i ricevitori come niente e Fletcher che si vedeva penalizzato ogni qual volta si permetteva di guardare male il ricevitore avversario. Per completare l’opera, una delle maggiori raccomandazioni che coach Fisher aveva fatto al pacchetto di linebacker, cioè di seguire i tight end dovunque andassero, anche quando in campo c’era l’attacco dei Rams e la difesa dei Patriots, veniva completamente disattesa. Gronkowski riceveva una serie impressionante di palloni in perfetta solitudine, completamente ignorato sia dai linebacker sia dai defensive linemen eventualmente incaricati della sua copertura. Addirittura, in occasione del secondo touchdown personale sembrava di assistere ad una esercitazione della CIA per la protezione del Presidente degli Stati Uniti, con cinque, se non sei, difensori dei Rams tutti schierati in cerchio attorno a Gronkowski, che riceveva indisturbato e veniva scortato in end zone. Mancavano gli occhiali scuri, gli auricolari ed il microfono al polso, e la simulazione sarebbe stata perfetta.
La situazione era completamente ribaltata quando in attacco erano i Rams. A parte il primo drive, come detto, Bradford non ha mai avuto protezione sufficiente dalla propria linea, essendo sempre e comunque costretto a lanciare in corsa, con tre mastini addosso se non fisicamente attaccati alla maglia, e senza alcun tempo minimo per andare al di là della prima lettura dei ricevitori.
La parte sinistra della linea, con Shelley Smith e Joe Barksdale, sembrava sull’orlo del collasso ad ogni azione, e le cose non andavano tanto meglio a destra, con Barry Richardson spesso battuto dal proprio avversario diretto. Le cose andavano un po’ meglio con i blocchi sulle corse, ma non era abbastanza per permettere all’attacco di finire i drive e conquistare qualche primo down. Grazie alla costante pressione in linea, la sospetta secondaria dei Patriots aveva buon gioco a coprire i ricevitori dei Rams, che ci mettevano anche del loro con alcuni drop particolarmente importanti in momenti cruciali della partita.
La settimana di riposo arriva cone un toccasana per i Rams, che dopo la soista potranno andare a San Francisco recuperando tre pedine importanti come Amendola, Wells e Saffold, ma oltre a recuperare gli infortunati i Rams dovranno lavorare per recuperare quella forma mostrata ad inizio campionato e, in èparte, fino a due domeniche fa nella sconfitta con Green Bay. E’ assolutamente impensabile che le buone prestazioni dei Rams di inizio stagione fossero del tutto casuali.
In questi giorni bisognerà anche verificare le condizioni di salute di Daryl Richardson che Fisher, in conferenza stampa, ha menzionato brevemente ma con sufficiente preoccupazione per un infortunio che potrebbe rivelarsi davvero serio al ginocchio destro. La settimana di bye e le voci su una trade per Steven Jackson stanno probabilmemnte tenendo un po’ sottotraccia la notizia, ma bisognerà verificare al più presto la reale portata di questo infortunio che, se confermato, porrebbe il gioco di corsa di St.Louis in una posizione piuttosto critica.