Con la precisione di un orologio svizzero, i Rams steccano la partita che li avrebbe potuto rilanciare definitivamente facendoli tornare con un record positivo. Non parliamo di playoff, sebbene matematicamente quella con i Vikings è stato uno spareggio vero e proprio per continuare a nutrire qualche speranza di raggiungere una wild card, perchè pretendere l’accesso alla postseason da questa squadra sarebbe davvero troppo, ma resta il fatto che ogni qualvolta i Rams sono chiamati ad una qualsivoglia conferma, puntualmente sfoderano una prestazione che lascia davvero interdetti.
E’ davvero difficile commentare l’atteggiamento con cui questa squadra, ad eccezione della difesa, ha affrontato questa partita contro i Vikings, a partire dalla gestione della partita da parte di Schottenheimer.
Si sapeva che la linea difensiva, soprattutto con Jared Allen, sarebbe stata una spina nel fianco del gioco di passaggio dei Rams eppure, sebbene i limiti della linea offensiva siano noti da tempo, sebbene Saffold fosse reduce da una partita in cui ha subito un infortunio, sebbene il gioco di corsa e Steven Jackson avessero più volte dimostrato di essere la soluzione contro le difese molto aggressive, Schottenheimer ha tenuto la palla in aria ben 57 volte contro le sole 13 corse di Jackson ed una manciata scarsa di Richardson. Ed ha perseverato anche quando era chiaro che Bradford non poteva sostenere la pressione a cui era sottoposto anche quando si era in massima protezione, il che significava tight end e due back a bloccare e solo due ricevitori fuori (situazione in cui Bradford è stato atterrato da un intoccato Jared Allen).
Che l’attacco non fosse particolarmente ispirato lo si era capito abbastanza in fretta, ma la reazione al touchdown dei Vikings, sfociata in uno splendido passaggio da touchdown di Bradford per Quick, lasciava comunque qualche speranza di vedere una partita combattuta fino all’ultimo. La difesa stava facendo abbastanza bene il proprio dovere, contenendo alla grande il pericolo Peterson e capitolando solamente grazie all’abilità di Ponder di trasformare un sack quasi sicuro in uno scramble da sette yards per un touchdown.
Subito dopo il pareggio, però, accadeva il patatrac. Fisher chiamava la peggior difesa possibile contro un buco centrale di Peterson: all blitz e linea di difesa che droppa in copertura. Peterson si infilava nell’unico buco lasciato scoperto dal blitz e si involava per 82 yards ed il touchdown del 14-7.
Fino a quel momento Peterson aveva otto portate per otto yards, ed almeno la metà delle volte era stato fermato dietro la linea di scrimmage. Questa corsa da 82 yards rappresentava il punto di rottura per una squadra il cui equilibrio nervoso è ancora molto fragile.
Wells sbagliava lo snap facendosi scivolare la palla dalle mani, Bradford non riusciva a ricoprire il fumble ed in men che non si dica i Vikings aggiungevano altri punti sul tabellone. La difesa in maglia viola la faceva da padrone contro un attacco di St.Louis che non riusciva più a ritrovare il bandolo della matassa tra sack causati dalla linea che si apriva come le acque del Mar Rosso al passaggio di Mosè, a dei drop sanguinosi dei ricevitori, ai passaggi fuori misura di Bradford. Il gioco su corsa? Non pervenuto dalle parti del game plan di Schottenheimer.
Nel secondo tempo, o meglio, nel quarto periodo, i Rams sembravano poter recuperare. Bradford sfruttava la decisione del defensive coordinator dei Vikings di non scatenargli più l’inferno contro e, potendo operare nelle condizioni ideali, completava passaggi su passaggi portando i Rams a due segnature consecutive. Ma non era abbastanza per recuperare lo svantaggio accumulato nel primo tempo,
Dopo la prestazione di ieri, su Bradford è necessario spendere un paio di parole in più.
Nonostante il terzo sostema offensivo in tre anni ed una linea d’attacco spesso e volentieri inguardabile, i progressi del quarterback da Oklahoma sono piuttosto evidenti. Con le due partite restanti dovrebbe migliorare i numeri della sua annata da rookie in tutte le categorie, il che è ovviamente positivo. Lo abbiamo visto condurre la squadra alla rimonta diverse volte, ed anche con il carattere e gli attributi necessari per farlo (le corse per chiudere il down domenica scorsa, ne sono ampia dimostrazione). Fa ancora diversi errori di inesperienza, come l’intercetto consegnato nelle mani di Griffen, di cui non ha chiaramente notato il movimento di copertura in zone blitz, ma la sua più grande lacuna, ad oggi, è l’assoluta mancanza di continuità. Finchè non sarà in grado di giocare per quattro quarti come riesce a fare nei tentativi di rimonta, sarà sempre un problema per la squadra e per sè stesso. La notizia delle voci di mercato che vorrebbero Schottenheimer accasarsi da qualche altra parte come head coach è, in questo contesto, tremenda. Significherebbe ricominciare daccapo con un quarto coordinatore offensivo ed un quarto playbook, non certo una situazione ideale per un quarterback che sta cercando di trovare la strada per dimostrare di valere l’investimento che i Rams hanno fatto su di lui.
Domenica prossima si viaggia a Tampa, ad incontrare quei Buccaneers che ono stati letteralmente ridicolizzarti dai Seahawks, che saranno gli avversari dell’ultima partita della stagione. Due vittorie (entrambe possibili) potrebbero nobilitare una stagione che potrebbe ancora rivelarsi positiva per i blu oro di Fisher.