Il disastro continua: asfaltati dai Whiners 35-11

La prima delle due sfide annuali tra Rams e 49ers rappresentava già un punto di svolta della stagione 2013 per entrambe le squadre, ma se sarà stata una svolta reale, in un senso o nell’altro, lo scopriremo solamente nelle prossime settimane perché, francamente, siamo solamente alla quarta giornata e tante cose possono ancora succedere.
Entrambe le squadre dovevano invertire la tendenza negativa registrata nelle ultime due giornate dopo una vittoria all’esordio che aveva fatto ben sperare nella bontà dei pronostici prestagionali che davano i Niners come favoriti per tornare al Super Bowl ed i Rams come outsider per uno storico ritorno ai playoff. La realtà, invece, è un po’ diversa, soprattutto per la squadra di St.Louis.

Dopo tre partite di patimento continuo, il Defensive Coordinator dei Rams Walton decideva che forse era ora di pensionare la difesa soft zone che tanti danni aveva fatto nelle prime tre settimane e, almeno all’inizio, la strategia portava i suoi frutti.
Finalmente si vedevano fin dall’inizio delle coperture decenti sui ricevitori, anche perché usare lo schema  ormai soprannominato TCOD (The Cushion Of Death: cioè quelle 10-12 yards di distanza dal ricevitore a cui stavano sempre i cornerback di St.Louis) contro un ricevitore come Boldin significava mandarlo a nozze più e meglio di quanto non fosse successo in precedenza con Fitzgerald, Smith e Bryant. Jenkins francobollava il ricevitore numero uno di Kaepernick e non gli concedeva quasi nulla, prendendosi anche un’interferenza offensiva, e nel frattempo i linebacker contenevano benissimo Frank Gore, permettendo alla linea di operare una pressione finalmente degna di nota sul numero 7 in maglia rossa, che si prendeva anche un bel sack da parte di Quinn.
L’attacco di St.Louis, invece, continuava imperterrito nella stessa insulsa strategia di gioco basata sui passaggini corti, resa ulteriormente inefficace da un gioco di corsa praticamente inesistente (e qui ci si chiede perché dichiarare inattivo Pead, che domenica scorsa aveva mostrato qualche guizzo in più, per lasciare nuovamente al solo Richardson l’onere del gioco su terra.
Nel primo quarto erano i kicker ad essere protagonisti, con Dawson che sbagliava un field goal dalle 53 e Zuerlein che infilava invece il suo dalle 40 con il generoso aiuto del palo. Per la prima volta nelle ultime dieci partite i Rams segnavano punti nel primo quarto, e continuavano a contenere i Niners che, a quel punto, sembravano essere la squadra più in difficoltà tra le due.
Improvvisamente, però, Walton decideva di invertire le marcature, piazzando su Boldin Cortland Finnegan, che in questo inizio di stagione ha inanellato una serie di prestazioni una peggiore dell’altra. Mai scelta avrebbe potuto rivelarsi più deleteria. Nel giro di tre azioni Boldin bruciava Finnegan per 42 yards e poi ancora per il touchdown del sorpasso segnato anche in acrobazia.
Bradford sembrava in grado di rispondere a dovere, ma si scontrava con l’unidimensionalità del proprio attacco. Costretto a convertire un terzo e uno sulle 34 offensive, con Richardson che non muoveva palla, Bradford metteva la palla per aria, forzando un lancio su Quick, in raddoppio di marcatura, nell’angolo della end zone. Ne usciva fuori un intercetto che metteva fine alla striscia positiva di passaggi senza intercetti di Bradford nelle partite con i Niners ma, cosa più importante, spaccava letteralmente in due la partita.
I Niners si ringalluzzivano, e Gore cominciava a macinare yards. Il fronte difensivo dei Rams non riusciva più a giocare come nel primo quarto, ed i Niners raddoppiavano con un’azione che riassume in sé stessa l’enorme differenza tra l’avere un gioco di corsa e non averlo. I NIners si trovavano, infatti,  con un quarto ed uno sulle 34 avversarie, esattamente come i Rams nel drive precedente. La differnza la faceva Gore, ma soprattutto la linea offensiva, che eseguiva una power a destra da manuale. I Rams mandavano dentro tutta l’artiglieria, ma l’attacco dei Niners bloccava chiunque (e se i Rams ne avessero mandati dentro venti ne avrebbero bloccati venti) permettendo a Gore  di passeggiare quasi intoccato in touchdown.
Il 14-3 tramortiva definitivamente i Rams, tanto che prendendo palla sulle proprie 19 con 33 secondi da giocare prima della fine del primo tempo, Schottenheimer faceva delle chiamate talmente assurde che i Rams dovevano calciare un punt restituendo la palla ai Niners con quattro secondi sul cronometro. Dawson calciava un raro fair catch kick, ma non andava a buon fine.
Il secondo tempo, nonostante l’inizio in cui Ogletree causava un fumble recuperato da McDonald e che i Rams non capitalizzavano, era un monologo in maglia rossa.
Kaepernik trovava in touchdown vernon Davis, e nel quarto periodo c’era glioria anche per i runner di riserva Dixon e Hunter, che portavano il punteggio sul 35-11 (nel frattempo Bradford lanciava un touchdown per Kendriks) con cui si concludeva la partita.
Per i Niners si tratta sicuramente di una grossa iniezione di fiducia, soprattutto visto l’alto numero di titolari assenti, soprattutto in difesa, ma l vittoria non nasconde certo i problemi di questa squadra, che in attacco hanno un quarterback incostante ed un parco ricevitori in cui, con Davis a mezzo servizio, il solo Boldin riesce ad essere incisivo. Non tutto è perduto, opvviamente, ma questi 49ers sembrano lontani parenti della squadra dello scorso anno.
Per i Rams, invece, il discorso è decisamente più ampio.
Dopo quattro giornate è ormai chiaro che il problema sta nel manico e non nei giocatori. Sulla carta il talento c’è, ma pare male utilizzato.
Ci chiediamo, infatti, dove siano questi fantomatici “schemi speciali” che Schottenheimer ha dichiarato di non aver utilizzato in preseason per serbare la sorpresa per la stagione regolare. Non li trova più? Se li è dimenticati? O non sono mai esistiti?
Che senso ha riempirsi di ricevitori veloci in campo aperto e poi mandarli in tracce medio corte, spesso girati verso la linea, senza allungare la difesa e tentare i duelli uno contro uno in velocità? Senza parlare delle conversioni di terzo down in cui le tracce dei ricevitori sono costantemente corte di almeno tre yard rispetto alla seconda palina della catena.
Ed il signor Schottenheimer cos’aveva in mente alla fine del secondo uarto quando, con trentatrè secondi sull’orologio dalle proprie 19 yards chiamava due passaggi corti ed una cora centrale? Tanto valeva inginocchiarsi e far correre il tempo.
Ed il famoso running by committee, che fine ha fatto? Si sapeva fin dall’inizio che Richardson non sarebbe stato in grado di sopportare tutto il gioco di corsa (e tanto meno poteva essere utilizzato come bloccatore nei giochi di passaggio), eppure porta palla solo lui, e Pead era addirittura inattivo.
Facile dare la colpa a Bradford, come sta puntualmente succedendo, di tutti i disastri, ma pur avendo disputato la peggior partita stagionale, mancando numerosi passaggi, l’impressione è che in questa situazione nemmeno Peyton Manning potrebbe fare molto di più.
Sulla difesa stendiamo un velo pietoso. Detto di Finnegan, bisogna anche parlare di un pacchetto di linea/linebacker che, a parte il primo quarto, non riuscirebbe a fermare una corsa nemmeno se gli avversari camminassero. Tutta l’aggressività dello scorso anno è improvvisamente svanita, ed i Rams si soo trasformati in una difesa molle, che non placca e che si trova sistematicamente in inferiorità numerica sul portatore di palla.
Domenica prossima io Rams affrontano i Jaguars: ci aspettiamo una vittoria netta e senza problemi, in assenz della quale ci ritireremo tranquillamente a studiare la draft board per le prime cinque posizioni per la prossima stagione.
 

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