I Rams perdono, Fisher sbrocca.

“Anyone who implies that it’s an effort issue and they can kiss my ass, OK? Because there’s no effort problems.” Queste sono state le parole con cui Jeff Fisher ha interrotto prematuramente la conferenza stampa al termine della quarta sconfitta consecutiva dei suoi Rams arrivata al termine di una partita in cui i Cincinnati Bengals hanno dominato ogni aspetto del gioco dal primo all’ultimo minuto.
Non saranno quindi problemi di impegno da parte dei giocatori ad aver portato i Rams in questa spirale negativa della quale non si vede la fine, ma sta di fatto che veder giocare la franchigia di St.Louis è qualcosa di assolutamente sgradevole da qualche partita a questa parte. Come non bastasse un attacco asfittico, ora anche la difesa ha iniziato a dare segni di decadimento, tanto per completare il quadro dell’ennesima stagione in cui le aspettative iniziali hanno fatto presto spazio alle delusioni seriali che accompagnano questa franchigia da più di dieci anni.
La partita con i Bengals era piuttosto impegnativa per una squadra allo sbando come i Rams, ed il risultato del campo non ha sconfessato il pronostico della vigilia, dando addirittura l’impressione che Cincinnati abbia alzato il piede dall’acceleratore ad un certo punto dell’incontro, il che ha permesso ai Rams di contenere la sconfitta in termini numericamente non umilianti.
Andy Dalton ha disputato una gran partita, aiutato da un AJ Green ed un Tyler Eifert spesso liberi e smarcati (non sempre per meriti propri, ma questo è un altro discorso), e la difesa dei padroni di casa ha letteralmente sovrsatato e dominato un attacco capace di produrre solamente un’azione degna di nota con il solito Tavon Austin.
Per i Rams, il ritorno in cabina di regia di Nick Foles (il cui soprannome potrebbe essere “Ma lancia, dannazione!!!”, perché è la reazione di tutti i tifosi di St.Louis quando lo vedono indugiare con il pallone in mano ed i ricevitori liberi che puntualmente non vede) è stato decisamente pessimo. Se si guardano solo i numeri potrebbe sembrare che l’ex Philadelphia Eagles abbia fatto una partita tutto sommato normale: 30/46 per 228 yard. Peccato che i tre intercetti lanciati riportino il tutto alla realtà di un quarterback mediocre, che dietro ad una linea pessima e con a disposizione dei ricevitori sotto la media, non ha la minima capacità di supplire alle mancanze altrui ma, al contrario, aggiunge la sua parte di pochezza tecnica a completare l’orrido quadretto offensivo.
Sarebbe facile chiedere a Fisher di insistere con il rookie Sean Mannion, mandato in campo nell’ultimo drive che ha condotto meglio di quanto Foles e Keenum abbiano finora condotto l’intera stagione ma, come abbiamo detto in apertura, l’impressione è che a quel punto della partita i Bengals fossero in modalità “gestione risultato” e nulla più, il che ha aiutato enormemente a rendere positivo l’esordio del giovane terzo quarterback.
Come dicevamo la partita non è mai stata in discussione, Come oramai siamo abituati a vedere, i Rams hanno iniziato in attacco per prodursi nel consueto rapidissimo three and out, lasciando spazio a Andy Dalton che, con poche azioni ben eseguite, arrivava alla segnatura con una facilità estrema, approfittando anche del fatto che Jenkins preferiva andare a triplicare su un ricevitore sul corto invece di seguire in end zone AJ Green, il quale è già abbastanza bravo di suo da non aver bisogno di questi gentili omaggi da parte della difesa.
Già, la difesa. C’era una volta la temibile difesa dei Rams. Da qualche partita il reparto arretrato prendeva regolarmente una o due sbandate cruciali che costavano una segnatura. Ieri sera, invece, è stata una sofferenza continua. Pressione su Dalton non pervenuta, ad un certo punto abbiamo persino guardato bene per vedere se almeno Aaron Donald era in campo, dal momento che nemmeno lui riusciva a procurarsi un po’ di spazio per mettere le mani addosso al quarterback avversario. Bernard e Hill avevano il solo problema di superare la linea di scrimmage, dopo di che potevano tranquillamente correre per altre cinque o sei yard indisturbati, con i linebacker spesso fuori posizione o in ritardo.
Con queste premesse era davvero difficile restare aggrappati alla partita come la difesa aveva sempre fatto almeno per il primo tempo nelle ultime uscite perdenti dei Rams.
Nugenti portava a 10 i punti dei Bengals nel secondo quarto, e subito dopo c’era l’unica fiammata della partita da parte dei Rams. Con una delle sue solite reverse, questa volta dalla wildcat, Tavon Austin guadagnava sessanta yard presentandosi sulla linea delle 13 yard offensive. Nell’azione successiva Gurley guadagnava 8 yard (il maggior guadagno della serata, per lui) e poi ancora Austin si incaricava di segnare il touchdown del 10-7.
Come detto era però solo un fuoco di paglia. I Bengals rispondevano immediatamente con un touchdown di Tyler Eifert, professione tight end, ruolo che, negli schemi difensivi dei Rams, è tassativamente vietato marcare.
L’eventuale reazione dei Rams si fermava alle porte della end zone avversaria, dove Foles si faceva intercettare un pallone diretto a Cook.
Nel secondo tempo la musica non cambiava, nemmeno dopo che Austin intercettava Dalton nel primo drive offensivo. Il turnover produceva solamente un punt e Dalton impiegava altri tre giochi per ritrovare in end zone Green per il suo secondo touchdown della serata.
Nel caso qualcuno si facesse venire dei dubbi sulla possibilità dei Rams di raddrizzare la partita, Foles lanciava un pallone assurdo per Bradley Marquez, non accorgendosi della safety proprio sulla traiettoria. Hall ringraziava, prendeva il pallone ed andava a segnare il 31-7.
Da quel momento in poi i Bengals scalavano un paio di marce, aiutati anche dalla pessima prestazione dei Rams che, a questo punto, continuavano a fare errori su errori (arrivava anche il terzo intercetto per Foles).
L’unica scossa arrivava dall’ingresso di Mannion che, come detto in precedenza, faceva vedere qualche buon numero, ma nulla più.
I Bengals consolidano il proprio primato nella AFC North mettendo una seria ipoteca sul titolo divisionale. Certo è che Dalton dovrà iniziare a pensare a giocare sullo stesso livello anche in post season, sua vera croce.
I Rams, invece… che dire… Fisher ci ha suggerito cosa dobbiamo fare. Noi ci limitiamo a sperare che invece di doverglielo baciare se lo porti via al più presto possibile o, almeno, alla fine della stagione.

I commenti sono chiusi.