Sbancata Seattle!

Una vittoria al CenturyLink Field di Seattle non è cosa comune da vedersi (sebbene sia la terza in questa stagione), soprattutto quando ad ottenerla sono i Rams, che in quello stadio non vincevano dal lontano 2004 (2005 se vogliamo contare la sfida di Playoff di quella stagione). Il 23-17 con cui St.Louis ha interrotto la striscia negativa di dieci sconfitte consecutive nella città dello smeraldo è stato “storico” per diverse ragioni. Per la prima volta dopo 71 partite consecutive, infatti, i Seahawks non si sono mai trovati in vantaggio durante tutti e sessanta i minuti, ed il grande sforzo per concretizzare una rimonta che sembrava via via sempre più probabile, si è spesso infranta in una serie di errori davvero incredibili.
Fumble persi a profusione, mentre i Rams riuscivano a recuperare, di riffa o di raffa, i propri, penalità che annullavano grandi imprese, sack che costringevano Wilson a giocare spesso e volentieri dei terzi down con oltre dieci yard da guadagnare (quando non venti), sono stati il motivo principale di questa sconfitta per i Seahawks, che nelle ultime settimane sembravano lanciatissimi verso una post season da rulli compressori come ci hanno abituato negli ultimi anni.
Non dimentichiamo, però, i meriti dei Rams, che hanno costruito una partita paziente in attacco e distruttiva in difesa, cioè esattamente quello che i fans di St.Louis si attendevano da inizio stagione, consci che la propria squadra non è sicuramente una corazzata in grado di arrivare fino in fondo, ma nemmeno quella ciofeca inguardabile che si è vista spesso in campo quest’anno.
Contrariamente a quanto pensavamo, l’avvento di Rob Boras al posto del deludente Cignetti ha portato più ordine in attacco e più logica nel playcalling che, unite ad una sorprendente compattezza della linea d’attacco, che sta giocando in maniera egregia, hanno dato a Case Keenum quella tranquillità per svolgere il proprio compito senza troppi patemi. Compito semplice ma spesso difficile da svolgere: non perdere le partite.
La pietra angolare di questa vittoria, comunque, è stata ancora una volta la difesa, che ha completamente annullato il gioco di corsa dei Seahawks, i quali mai come in questa occasione hanno sofferto la mancanza di Marshawn Lynch e del suo sostituto Thomas Rowl. Il quartetto composto da Fred Jackson, Bryce Brown, Christine Michael e Will Tukuafu non è riuscito ad andare oltre le 21 yard guadagnate in sedici tentativi per un miserrimo 1.3 di guadagno medio su corsa. Russell Wilson ha aggiunto 36 yard con i suoi scramble, ma in sostanza il numero tre dei padroni di casa è stato costretto ad affidarsi maggiormente al gioco di passaggio, che ha dato, almeno numericamente, molta più soddisfazione (25/41 per 289 yard 2 TD 1 intercetto). Una volta optato per il gioco aereo, però, Wilson ha dovuto combattere per tutta la partita con una pressione mostruosa, figlia anche della pessima prestazione offerta dalla linea d’attacco, orfana di Russell Okung, che ha concentrato tutti i suoi sforzi per minimizzare l’impatto di Aaron Donald (riuscendoci solo in parte), ma aprendo così dei varchi enormi nei quali si sono avventati Willian Hayes (3 sack, 4 plkaccaggi dietro la linea di scrimmage e 5 colpi al QB) e Akeem Ayers (mezzo sack, due colpi sul QB ma soprattutto due fumble recuperati di cui uno ritornato in touchdown per aprire le segnature).
In attacco i Rams hanno giocato, come dicevamo in precedenza, una partita ordinata, senza grossi acuti se si eccettua il touchdown pass di Keenum per Britt, che brucia in velocità niente meno che Richard Sherman, operazione che riesce anche a Tavon Austin, il quale riceve però appena fuori dal campo vanificando una bella azione. Todd Gurley è stato centellinato all’inizio, tanto che si pensava si fosse infortunato nelle prime fasi della partita, per poi sfoderare tutta la sua potenza nel drive decisivo che ha percorso le sessantadue yard che separavano i Rams dalla linea di meta avversaria, varcata dallo stesso Gurley per l’allungo decisivo a cavallo tra il terzo ed il quarto periodo.
A proposito di questo drive, durato 11 azioni per un totale di 5 minuti e 19 secondi, la parte del leone la fa sicuramente Tim Barnes, capace di recuperare due fumble nel breve volgere di tre azioni per mantenere vivo l’attacco di St. Louis. Il fatto che entrambi i fumble siano avvenuti ben oltre la linea di scrimmage (5 yard il primo, addirittura 27 yard il secondo) la dicono lunga sulla determinazione che ha portato questo giocatore a non considerare il gioco finito finchè l’arbitro non ha fischiato la fine dell’azione. Qualche polemica sul recupero del primo fumble, che gli arbitri hanno assegnato prima ai Rams, poi ai Seahawks e poi, nuovamente ai Rams dopo aver visionato il replay nel quale si vede chiaramente arrivare Barnes ed impossessarsi del pallone che giace non ancora al sicuro nelle mani di nessuno dei tre Seahawks che fanno mucchio a terra. Una prontezza di riflessi ed una determinazione che sono valsi sette punti per i Rams, i sette punti che hanno permesso a St.Louis di uscire vittoriosi da Seattle dopo un lungo decennio di sconfitte.
Difficile dire se questi Rams avremmo potuto vederli anche contro Redskins, Vikings e Bears, tre partite buttate al vento da una squadra nemmeno scesa in campo. E’ possibile che la mancanza di obiettivi da raggiungere faccia giocare meglio e con più tranquillità una squadra che, sulla carta, non è tutta da buttare. Sarebbe però pericoloso non vedere gli eventi ricorsivi di queste ultime stagioni e non cogliere i segnali mandati da questa che volge al termine. Il quarterback resta il problema primario di questa squadra, seguito a ruota dall’head coach che, abbiamo oramai chiaramente visto, non può continuare ad essere Jeff Fisher se si vogliono avere delle ambizioni almeno di playoff.
I Seahawks devono invece rivedere i loro programmi per la post season, alla luce di una sconfitta che ha messo a nudo molti problemi in attacco, soprattutto in linea e nel gioco di corsa, ma anche in difesa, dove la leggendaria “Legion of Boom” non è sembrata (almeno in questa occasione) poter fare la differenza in positivo come ci aveva abituato elle prossime stagioni. La sfida di domenica prossima con Arizona sarà ininfluente ai fini della classifica finale, ma servirà comunque ad affinare le strategie e preparare il gameplan per la wild card che i Seahawks affronteranno tra quindici giorni.

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