Ritorno alla vittoria

Rams – Jaguars non era esattamente il piatto forte della maratona di football di domenica scorsa, contendendosi, anzi, con Carolina – Arizona il titolo di partita meno interessante da vedere, ma non mancavano comunque i temi interessanti per entrambe le squadre.
I Rams, reduci da un trittico di sconfitte caratterizzate da prestazioni sempre peggiori, dovevano sfruttare l’occasione di un avversario decisamente alla portata per invertire la tendenza e, come si dice in questi casi, “fare un po’ di morale” con una vittoria convincente anche sul piano del gioco.
I Jaguars, dal canto loro, dovevano assolutamente cercare di cancellare lo zero dalla colonna delle vittorie sfruttando anche il ritorno di Justin Blackmon dalla sospensione inflittagli dalla NFL, e l’inizio della partita sembrava essere loro favorevole, con il ricevitore che faceva impazzire la secondaria dei Rams.

Il primo quarto di gioco è stato davvero terribile per i padroni di casa, che sembravano aver ripreso esattamente da dove avevano lasciato nella partita contro i 49ers dieci giorni fa. L’attacco era totalmente fuori sincrono, con Zac Stacy runningback titolare unica nota positiva. Bradford continuava nel gioco inconcludente di dieci giorni prima, mancando un paio di ricevitori piuttosto malamente e finendo il primo periodo con una sola yard conquistata su passaggio, complice anche un sack subito nel quale perdeva anche la palla, fortunatamente recuperata immediatamente.
Il solito playcalling di Schottenheimer non aiutava di certo, e l’unica grossa “novità” in attacco erano degli insulsi bubble screen che non avevano la minima possibilità di riuscire, data la scarsa propensione al bloccaggio dei ricevitori esterni.
I Jaguars segnavano una prima volta con Sanders su un punt return da 88 yards, azione annullata per un blocco illegale durante il ritorno, e poi si ripetevano con Blackmon, che sfruttava una errata comunicazione tra i defensive back dei Rams per ricevere un passaggio da Gabbert ed involarsi indisturbato in touchdown dopo 67 yards. 
I Rams sembravano in bambola e non riuscivano a muovere palla in attacco, ma proprio nel momento in cui sembravano essere pronti a capitolare nuovamente, Gabbert gli dava una grossa mano lanciando un intecetto davvero assurdo, mirando perfettamente Matt Giordano (che non aveva ricevitori aversari nel raggio di dieci yards). Giordano ringraziava e riportava l’ovale per 82 yards pareggiando il conto. Uno a uno per quanto riguarda i big plays e gli errori marchiani.
Il touchdown del pari risvegliava gli arieti, che subivano ancora un field goal di Scobee per il 10-7 con cui si chiudeva il primo quarto, per poi diventare assoluti padroni del campo nel secondo quarto.
Zuerlein pareggiava con un calcio dalle 32 dopo che Kendricks aveva droppato clamorosamente un passaggio che avrebbe chiuso il down, e la difesa tornava nuovamente sugli scudi forzando un fumble e riportandolo per diciannove yards fino alle 16 avversarie.
L’attacco dei Rams rientrava in campo e Bradford piazzava un perfetto touchdown pass per Lance Kendricks, che si faceva perdonare il drop con una segnatura acrobatica in tuffo, per portare i Rams finalmente avanti nel punteggio.
Ma non era finita perché, a parte il secondo droppone consecutivo di Kendricks che forzava i Rams al punt, la difesa on condeveva nulla ai Jaguars, e l’attacco diventava nuovamente efficace mettendo a segno un drive da 90 yards culminato nel touchdown pass per Austin Pettis in chiusura di primo tempo.
L’inizio del secondo tempo sembrava  quasi la fotocopia di inizio partita, con Hekker che si faceva bloccare un punt ed i Jaguars che si avvicinavano bellicosi alla goal line avversaria. I Rams forzavano il field goal, che Scobee metteva a segno, ma un fallo della difesa piazzava la palla sulle due yard, e coach Bradley si faceva ingolosire dalla possibilità di rigiocare il quarto tentativo a ridosso della end zone avversaria, rinunciando così ai tre punti del field goal. Mai decisione fu più sbagliata, perché Gabbert si faceva intercettare da Laurinaitis in end zone, perdendo anche il vantaggio di far ripartire l’attacco dei Rams da una posizione difficile.
I Rams non approfittavano della situazione per sferrare il colpo del K.O. ed anzi vanificavano nuovamente un ottimo ritorno di punt di Austin con l’ennesima penalità dello special team, e così Scobee aveva l’opportunità di ripetersi mettendo a segno un field goal (stavolta confermato), riducendo lo svantaggio dei Jaguars ad undici punti.
Sul finire del terzo periodo Schottenheimer si ricordava di avere nel suo playbook anche degli schemi che prevedevano delle tracce per i ricevitori più profonde di dieci yards e Bradford tentava un paio di volte il colpaccio, con Givins che veniva fermato da un grandissimo intervento di Will Blackmon.
Cook e Quick, con la collaborazione di Stacy su terra, portavano i Rams in buona posizione, ma stavolta era il turno di Tavon Austin di droppare una ricezione da primo down, costringendo Zuerlein ad entrare in campo e ristabilire i due touchdown di distanza con un field goal.
Chad Henne, che nel frattempo aveva sostituito l’infortunato Gabbert, dava nuova vita all’attacco dei Jaguars, testando continuamente la consistenza ella secondaria avversaria con dei passaggi lunghi per Blackmon e Shorts, intervallati dalle corse di Jones-Drew che si facevano sempre più efficaci.
Era proprio Shorts a segnare il touchdown del 27-20 su passaggio da 4 yards di Henne, ma ogni speranza di rimonta veniva immediatamente vanificata da un drive d’attacco dei Rams come non se ne vedevano da tempo. Mischiando le corse di Stacy e Richardson a degli ottimi passaggi per Pettis, Givens e Harkey, Bradford effettuava uno splendido lancio sulla sideline che trovava Pettis in oerfetta sincronia per una ricezione da touchdown da 31 yards.
Era il sigillo della partita, che vedeva ancora i Jaguars giocarsi i quattro down senza convertirli, restituendo la palla ai Rams, che arrivavano fin sulle 8 avversarie e si inginocchiavano una volta che i Jaguars avevano terminato i time out.
I Rams cercavano una vittoria e l’hanno trovata, e questa dovrebbe essere la cosa fondamentale. Sul piano del gioco, invece, le lacune evidenziate in questo inizio di stagione non sono state del tutto colmate. Stiamo sempre aspettando questi fantasmagorici schemi per Tavon Austin (chè se fossero gli insulsi bubble screen visti ieri sera ci sarebbe da piangere). Stiamo sempre aspettando un utilizzo maggiore della no huddle, nella quale Bradford (ma non solo lui) sembra trovarsi più a suo agio. Stiamo sempre aspettando l’attacco verticale promessoci, soprattutto dopo aver visto ieri sera che, nelle poche occasioni in cui sono stati chiamati giochi più spregiudicati, non sembrano così impossibili da realizzare.
Il gioco di corsa è notevolmente migliorato, sia grazie a Zac Stacy, a cui è stata finalmente concessa una possibilità concreta di mostrare le sue abilità, sia per il migliorato gioco della linea, che è riuscita ad aprire dei varchi che nelle scorse settimane non ci sono mai stati (non è certo un caso che in una partita i Rams abbiano corso un totale di yards quasi pari a quello delle scorse quattro messe assieme). Resta però un mistero questo famoso “running by committee” di cui Fisher ha parlato ancora questa settimana. Ieri sera ha giocato Stacy, e Richardson è entrato solo perché il titolare si era leggermente infortunato, ed Isiah Pead è stato in panchina per tutta la partita, sopravanzato anche da Cunningham che ha giocato qualche own nel finale. C’è sicuramente qualcosa che non quadra nella gestione di questo attacco, ma non siamo così sicuri che le “squadrature” siano in campo piuttosto che in sideline.
La difesa ha fatto enormi passi avanti. A parte l’evidente e marchiano errore di copertura in occasione del passaggio da touchdown di Blackmon,  la linea di difesa ha finalmente messo una buona pressione sul quarterback avversario e giocato un ruolo fondamentale nel fermare il gioco di corsa, settore in cui si è sentito, in positivo, il rientro di Jo-Lonn Dunbar.
I miglioramenti ci sono stati, evidentemente, ora si tratta di capire se sono dovuti ad un reale miglioramento della prestazione della squadra oppure le buone prestazioni sono inquinate dalla pochezza dell’avversario.
Quale migliore banco di prova del Reliant Stadium dove domenica prossima gli Houston Texans aspettano i St.Louis Rams?
 

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