Cala il sipario sulla regular season dei St.Louis Rams, ed avviene nel modo peggiore, con una sconfitta per 27-9 giunta al termine di una partita persa ancor prima di scendere in campo, durante la quale la solita buona prova della difesa non è bastata a far fronte ai molti errori dell’attacco, ad una difesa dei Seahawks semplicemente spaventosa ma soprattutto nulla ha potuto contro l’autodistruzione a cui i Rams si erano votati fin dall’inizio della partita.
Parlando dal punto di vista strettamente tecnico, la partita è stata una grande battaglia tra due difese arcigne e quasi impenetrabili, ma mentre quella di St.Louis ha concesso qua e là qualcosa all’attacco avversario (quasi cento yards a Lynch, ma soprattutto il touchdown del 27-3 a Golden Tate), il reparto arretrato di Seattle ha giocato una partita semplicemente perfetta.
Otto, a volte nove giocatori nel box hanno completamente chiuso ogni varco per Zac Stacy, che ha dovuto così dire addio ai sogni di arrivare a mille yards in stagione sebbene gliene mancassero solo 42, obbligando i Rams ad andare per via aerea, una soluzione che, quando obbligata e non supportata da un’adeguata play action, mostra tutti i limiti di un attacco guidato da un quarterback di riserva che deve lanciare a ricevitori che spesso e volentieri non riescono a trovare separazione dal difensore proprio perchè l’opzione della corsa viene scartata a priori dai difensori avversari che li devono marcare.
Dopo due settimane in cui aveva stabilito i record personali di completamento dei passaggi, Kellen Clemens è miseramente crollato sin dall’inizio, regalando un paio di intercetti alla difesa di casa in maniera piuttosto scoraggiante. Se il primo è stato chiaramente figlio della furia di completare sotto pressione, risultando in una palla troppo alta e forte per le mani di Kendricks, il secondo ha fatto tornare alla mente le tante critiche ricevute da Bradford ad inizio stagione per la sua propensione al cosiddetto “check down”, rilasciando la palla, cioè, al runningback in sicurezza piuttosto di andare sul profondo cercando ricevitori marcati o addirittura raddoppiati. La nostra opinione è che sia comunque meglio un check down in più piuttosto che un intercetto come il secondo lanciato da Clemens su un raddoppiatissimo Chris Givens, il quale non ha mai avuto la benchè minima possibilità di arpionare il pallone.
Lanci forzati, spesso fortunosamente incompleti, e decisioni discutibili sono stati il leitmotiv della partita di un Clemens che, dopo averci mostrato ottime cose nelle ultime partite, è tornato alla sua qualità media di buon rincalzo e nulla più. Non che sia un delitto, intendiamoci, ma forse in troppi si erano illusi che le ultime prestazioni fossero la dimostrazione che Clemens non era poi così scarso come lo si dipingeva.
Dicevamo in apertura che questa partita i Rams l’hanno persa nello spogliatoio ancor prima di iniziare, e forse, estremizzando il concetto, l’hanno persa già alla fine del confronto dello scorso ottobre, quando lanciarono chiari segnali di vendetta ei confronti di Golden Tate per l’irrisione subita in occasione del suo touchdown pass.
Fin dall’inizio, infatti, i Rams apparivano determinati ad ottenere due risultati: vendicarsi di tate colpendolo in qualsiasi maniera, legale ed illegale, e creare un clima intimidatorio tale da incutere timore negli avversari.
Se il primo obiettivo è stato parzialmente raggiunto (le botte Tate le ha prese, e pure tante, ma ha nuovamente lasciato il segno con un altro touchdown che ha ridicolizzato Jenkins e la secondaria dei Rams), il secondo si è rivelato essere un disastro che ha avuto non poco peso nell’esito finale dell’incontro, grazie anche ad una crew arbitrale (di gran lunga la peggiore vista quest’anno) che anzichè prendere in mano le redini della partita ha contribuito ad esacerbare gli animi, un po’ come successo nella partita contro i Carolina Panthers.
I Rams sono caduti nel tranello da loro stessi preparato e sono letteralmente usciti di senno, soprattutto dopo la ridicola espulsione di Langford, reo di aver fatto saltare il capello ad un arbitro che aveva alle sue spalle, allargando le braccia entre gesticolava. Un gesto chiaramente involontario che non avrebbe meritato l’espulsione, ma che ha fatto saltare definitivamente i nervi alla squadra ospite.
Si affrontavano le due squadre più penalizzate della lega, ed è stata una dura lotta a chi ne commetteva di più. Ne sono usciti chiari vincitori i Rams, che in una azione di punt sono addirittura riusciti a commettere tre penalità con tre giocatori diversi, mentre in un’altra occasione uno stesso giocatore ne ha commesse due nella stessa azione.
In tutto questo i Seahawks hanno saputo mantenere i nervi più saldi ed hanno portato a casa il risultato che gli garantisce il seed numero uno nella NFC, che significa il vantaggio del campo per tutti i playoff. E non è un vantaggio da poco, visto come anche ieri il pubblico di casa sia stato attivo per tutte e tre le ore della partita e determinante in molte occasioni.
A St.Louis non ci sono solo brutte notizie, comunque. Se Stacy non è arrivato a mille yards e Quinn si è fermato a mezzo sack dall’aggiudicarsi la prima edizione del Deacon Jones Award, Johnny Hekker ha nuovamente disputato una partita superlativa che gli ha permesso di stabilire il nuovo record NFL di Net Punting average battendo di 2 decimi di punto (44.2 contro 44.0) quello che Andy Lee aveva stabilito solo nel 2011, ed anche il punting team dei Rams ha superato quello dei Seahawks in fatto di yards concesse su ritorno.
La notizia migliore della giornata, comunque, era arrivata appena prima del kickoff. La sconfitta dei Redskins dava infatti la certezza che i Rams avranno la seconda scelta assoluta al prossimo draft e, unita alla redicesima che gli spetta per la propria classifica finale, la franchigia di St.Louis avrà ben due scelte nelle prime 15. Visti i problemi alla linea d’attacco, i buchi in difesa (linebacker e defensive back) e la probabile permuta della seconda scelta con un pacchetto di altre di qualche squadra che vorrà salire fino al posto numero due, il draft 2014 si prospetta ricco e (si spera) soddisfacente in casa Rams.
E poi c’è ancora chi si lamenta della famosa trade con Washington…