Quarta sconfitta consecutiva

Quando la gente comincia a lasciare lo stadio a pochi minuti dalla fine con la partita ancora teoricamente in bilico e la squadra di casa in pieno tentativo di rimonta, il sospetto che in questa rimonta non ci creda nessuno viene automatico, e bisogna dire che gli “early leavers” non hanno tutti i torti, quando a dover rimontare sono i Los Angeles Rams.
La partita disputata al Memorial Coliseum domenica è la fotocopia delle ultime quattro partite dei Rams, non a caso tutte sconfitte, nelle quali i californiani hanno tentato di raddrizzare il risultato finale nel quarto periodo, senza ovviamente riuscirci. Se nelle precedenti occasioni a spegnere le speranze dei Rams erano stati gli intercetti lanciati da Keenum nell’ultima azione della partita, questa volta la vittoria è stata consegnata ai Carolina Panthers con un onside kick talmente ridicolo da non sembrare vero.
Ma ridicola è stata la prestazione dell’attacco dei padroni di casa per tutta la partita, e non è bastato a salvare  l’onore l’ultimo drive con cui i Rams hanno finalmente trovato l’end zone avversaria a 34 secondi dal termine di una partita in cui la goal line avversaria l’hanno vista costantemente con il binocolo.
I Panthers non sono sembrati ancora totalmente “guariti” dal misterioso male che li ha colpiti in questa stagione e che li ha trasformati da squadra da Super Bowl a compagine di bassa classifica. La convincente prestazione di domenica scorsa, culminata in una netta vittoria contro i Cardinals non ha trovato continuità questa domenica. Complice anche una difesa dei Rams davvero al meglio delle proprie possibilità, l’attacco guidato da Cam Newton (20/32 per 225 yds e 1 TD) ha prodotto poco o nulla, se si eccettuano le ricezioni di Greg Olsen e Kelvin Benjamin che più di una volta hanno tolto d’impaccio i Panthers, soprattutto in situazione di terzo down. Le paure e le lamentele del quarterback dei Panthers sui colpi proibiti subiti dagli avversari nelle ultime partite e non sanzionati dagli arbitri non hanno influenzato la crew arbitrale né la difesa avversaria, che ha comunque messo a segno cinque sack ed assestato un paio di bei colpi assolutamente legali, così tanto per far capire l’aria che tirava.
La difesa, ben guidata da Kuechly, non ha dovuto fare gli straordinari. Gurley, come da standard 2016, non è stato un fattore, andando spesso a scontrarsi con la propria linea d’attacco, e quando è riuscito a guadagnare qualche yard in più ci hanno pensato i suoi compagni, con delle penalità, ad annullare anche quel poco di buono che riusciva a fare. L’altra “arma letale” dei Rams, Tavon Austin, è risultata ancora una volta caricata a salve. Archiviata la solita reverse con guadagno limitato ed i punt return passati a danzare dietro ai blocchi, Austin si è visto solo per una pregevole ricezione da 17 yard, per poi riscomparire nell’oblio di un attacco decisamente inguardabile.
In settimana c’era stata qualche apertura verso la possibilità di vedere Goff in campo, ma tutte le aspettative sono andate ancora una volta deluse, nonostante la prestazione nuovamente rivedibile di Keenum (27/46 per 296 yard 1 TD e 1 intercetto) che ha scatenato i tifosi sugli spalti, che hanno iniziato a cantare “We want Goff” fin dal secondo quarto di gioco, accompagnando con sonori “boooo” ogni uscita dal campo di Keenum dopo un drive inefficace. A questo punto non si capisce davvero quale sia il piano di Fisher e del coaching staff dei Rams per quanto riguarda la posizione di quarterback, ma avremo modo di approfondire l’argomento domani con un’accorata lettera del nostro Giacomo Giannecchini a Jeff Fisher.
La partita si è attestata sul 7-0 per i Panthers dopo il touchdown di Olsen su passaggio di Newton al termine del secondo drive offensivo degli ospiti. Dopo aver fallito due field goal da 55 yard con Zuerlein, era chiaro che i Rams avrebbero dovuto confidare in un big play difensivo, se volevano portare la partita a casa, perché l’attacco non produceva nulla di nulla.
Dopo aver sbagliato anche loro un field goal, i Panthers si sono portati sul 10-0 con un field goal di Gano ad inizio quarto periodo, portando la partita a due possessi di vantaggio. Non essendo in grado i Rams di andare a punti nei nove possessi precedenti, il margine di vantaggio si poteva considerare più che ampio, ed infatti così era.
Keenum si svegliava un po’ (non troppo…) dal torpore che lo aveva accompagnato fino a quel momento, e portava i Rams fin sulle sette yard, da dove Kendricks droppava un touchdown praticamente già fatto (darà la colpa al sole negli occhi…), e Zuerlein era costretto a tornare in campo e piazzare finalmente la palla tra i pali per il 10-3. Gano, però, rispondeva immediatamente riportando le distanze a 10 punti e due segnature. L’intercetto in piena rimonta Keenum l’aveva già lanciato a fine terzo quarto, quando aveva forzato un passaggio su Higbee anziché pescare Gurley solo soletto nella flat, finendo per consegnare l’ovale al linebacker avversario Davis.
Con 3:18 da giocare e due timeout a disposizione, i Rams marciavano finalmente per tutto il campo arrivando alla tanto agognata segnatura con un passaggio di Keenum per Kenny Britt. Mancavano però solo più 34 secondi, ma bastava un field goal per mandare la partita ai supplementari: difficile ma fattibile.
Zuerlein piazzava il pallone sul tee, i Rams restavano in huddle per poi partire all’improvviso per l’onside kick. Zuerlein sparava una “minella sapida”, come l’avrebbero chiamata quelli della Gialappa’s, probabilmente con l’intenzione di colpire un giocatore della prima linea e far rimbalzare la palla indietro. La mira, però, era quel che era, e la palla finiva dritta sritta fin sulle 19 avversarie, dove Ted Ginn Jr. la raccoglieva indisturbato per la vittoria dei Panthers.
I Rams si ritrovano quindi con la quarta sconfitta consecutiva, nella medesima situazione in cui versavano i Panthers prima della loro pausa. Se i felini della Carolina però sembrano essersi ripresi (bisognerà però confermare l’inversione della tendenza la prossima settimana contro i Chiefs), per gli Arieti sembra essere l’inizio del baratro nel quale sono caduti e del quale non si vede ancora il fondo.
Tanto per la cronaca: ancora quattro sconfitte e Fisher appaierà Dan Reeves nella classifica dei coach con più sconfitte nella storia NFL. Da qui a fine stagione è ancora possibile fare il record assoluto.

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