I Rams rompono il tabù del Sunday night (4 le sconfitte in altrettante partecipazioni, sino ad ora), andando a vincere 20-13 a Cleveland, portandosi così sul 3-0 in stagione, ma non è tutto oro quel che luccica.
Ancora una volta l’attacco ha stentato molto a trovare il ritmo giusto, ed è sembrato un lontano parente di quello che nelle scorse due stagioni aveva dato spettacolo.
Colpa del ginocchio di Gurley? Del contrattone di Goff? Del playcalling di McVay? Probabilmente si tutto quanto, unito ad un problema con la linea offensiva che non permette di sviluppare decentemente il gioco sia sulle corse che sui passaggi, e colpa (merito, in questo caso) della difesa che ormai viene adottata da tutti coloro che affrontano i Rams: una sorta di 6-1 che mira a coprire tutti i buchi in linea rendendo difficoltoso correre in mezzo e, allo stesso tempo, a portare grande pressione su Goff che, in questo modo, non ha il tempo materiale per vedere sviluppare le tracce profonde vedendosi costretto a giocare nel medio corto per liberarsi della palla il più in fretta possibile. Quando non lo fa, infatti, succedono i pasticci che ogni tanto abbiamo visto anche ieri sera: fumble sul movimento di lancio, passaggi forzati su doppie coperture, intercetti e quasi intercetti.
Se poi ci mettiamo anche una piccola dose di drop da parte dei ricevitori ed una precisione che latita molto da parte del quarterback con il numero 16, la ricetta è servita.
Per contro, la difesa è il reparto che al momento sta portando avanti la baracca, con un front seven sempre molto aggressivo, un Clay Matthews devastante ed un pacchetto di defensive backs che fa ottima guardia sui passaggi, mettendo il bavaglio anche a giocatori del calibro di Odell Beckham jr. e Jarvis Landry.
A Cleveland è stata proprio la difesa a tenere i Browns lontani dalla end zone ed a portare a casa la vittoria impedendo il pareggio in extremis grazie al provvidenziale intercetto di John Johnson III su un quarto down decisivo.
Tornando a parlare dell’attacco, la chiave per le prossime partite sarà nell’abilità di McVay nell’adattare il proprio playbook a quello che sembra ormai essere diventato il fronte difensivo adottato dagli avversari, oltre che nell’apportare qualche modifica al lavoro della linea d’attacco.
Pur giocando discretamente, Allen e Noteboom si sono dimostrati inferiori a Saffold e Sullivan, e l’infortunio di Blythe ha costretto McVay a mandare in campo Demby che, come si è chiaramente visto anche ieri sera, non è all’altezza degli altri quattro linemen. Con il fronte a sei a coprire tutti i buchi, non è nemmeno possibile dare un aiuto a Demby, in quanto un raddoppio significherebbe lasciare un uomo libero di scorrazzare nel backfield, come in effetti è successo un paio di volte, per cui le soluzioni non sono moltissime.
Una volta stabilizzato l’interno della linea, il gioco di corsa di Gurley (e Brown) diventerà più efficace, aprendo anche al gioco di lancio sul profondo. Dal canto suo, però, Mc Vay dovrebbe un po’ smettere di chiamare tutti questi screen ai wide receiver (o, peggio ancora, ai tight end, roba che non riesce praticamente mai), prediligendo slant, hitch e hooks, se proprio bisogna andare sul corto perché Goff non ha il tempo di lanciare profondo. I due touchdown su Kupp, peraltro, sono arrivati proprio su due tracce corte a tagliare in mezzo alla difesa, confermando che quelle sono proprio le zone che una difesa del genere è costretta a lasciarti per la famosa regola della “coperta corta”.
A proposito di Kupp: celebriamo il ritorno al touchdown del ricevitore da Eastern Washington che, con la doppietta messa a segno a Cleveland, oltre ad aumentare i rimpianti per la sua assenza nel finale di stagione 2018, fa capire a tutti di essere tornato a pieno titolo nell’attacco dei Rams.
Siamo abbastanza fiduciosi per il fatto che McVay è un grande studioso del gioco e non esita a trovare soluzioni anche piuttosto azzardate o innovative, per risolvere i problemi che man mano gli avversari gli creano con la difesa.
Speriamo di vedere già da domenica prossima contro i Buccaneers una svolta nel gioco offensivo, anche perché poi il 3 ottobre arrivano i Seahawks, e sicuramente non commetteranno tutti gli errori che hanno commesso i Browns, e restare in partita sarà molto più complicato.