Smaltita anche la delusione dell’ultima sconfitta della stagione (dopo aver perso 42 delle ultime 48 partite, si fa in fretta a smaltire…), mentre la NFL celebra le squadre che si sono qualificate per la post season, per i Rams è già tempo di bilanci e di piani per il futuro.
Sebbene il GM Devaney abbia dichiarato che per ora è ancora presto per parlare di draft, di scelte e di strategie, l’intero staff è già al lavoro per pianificare il futuro di questa franchigia, anche se il propcesso potrebbe subire dei bruschi cambiamenti se, come si mormora, dopo il Superbowl dovesse materializzarsi il cambio di proprietà di cui si parla oramai da tempo.
In questo caso tutto potrebbe cambiare, dagli scenari al personale, ma un mini bilancio di questa stagione ed una macro analisi dei punti sui quali intervenire per la prossima, possono comunque essere fatti.
La stagione 2009 era partita con belle speranze, un obiettivo chiaro, quello di ricostruire la squadra cambiandone completamente la filosofia, e tante speranze. L’acquisizione di Steve Spagnuolo come Head Coach aveva indicato la strada: ricostruire la difesa e consolidare l’attacco. Questa seconda strada è stata intrapresa attraverso la nomina ad Offensive Coordinator di Fritz Shurmur e sposando il suo sistema di gioco, una variazione della West Coast Offense che prometteva di mettere al centro dell’attacco la stella indiscussa della squadra, Steve Jackson, e trasformare quello che per dieci anni era stato un attacco basato sul gioco aereo in una ball control offense.
Il record di una vinta (a fatica contro gli altrettanto derelitti Lions) e quindici perse sta a dimostrare che nel processo qualcosa si è inceppato, è andato storto o comunque non ha funzionato come si pensava.
La difesa, tutto sommato, si è ancora salvata con una seconda parte di stagione più o meno decente, soprattutto dopo l’epurazione di alcuni pesi morti come Tye Hill e Chris Draft, che evidentemente non avevano stimoli nè interessi per giocare a St.Louis, indipendentemente dalle loro capacità.
Quello che ha fortemente deluso è stato l’attacco. Diamo anche l’importante peso all’impressionante serie di infortuni che ha messo fuori gioco praticamente gli otto undicesimi dei titolari di inizio stagione più vari altri backup assortiti, ma questo attacco ha impressionato per la mancanza di talento che ha mostrato. E’ stato forse il peggior attacco dei Rams di sempre, se non numericamente (anche se poco ci manca) almeno dal punto di vista del gioco espresso. La tanto decantata WCO di Shurmur si è rivelata incompleta, mal gestita e mal giocata, e spesso l’attacco dei Rams è sembrata una copia di un attacco di una squadra media di football italiana, solo vestita meglio.
Spagnuolo non ha preannunciato cambi nel suo staff per il 2010, sostenendo che una nave non la si lascia in corsa ma, eventualmente, solo una volta approdata al porto e verificato che la rotta seguita non è stata quella prevista e forse anche il porto a cui si è attraccati non è quello programmato in partenza.
Senza cambiamenti di staff, si dovrà quindi intervenire, e pesantemente, sul parco giocatori.
Molti degli infortunati torneranno disponibili per la prossima stagione, e già questa dovrebbe essere una bella notizia, ma il recupero degli infortunati non sarà certo sufficiente per migliorare questa squadra.
Il draft del prossimo aprile sarà fondamentale per vedere quali saranno le intenzioni del front office. La squadra ha talmente tante necessità in tutti i reparti, che è difficile individuare un’area prioritaria sulla quale intervenire. Ciò fa sì che la prima scelta potrebbe andare in molte direzioni e sarebbe comunque una scelta corretta, almeno nell’intenzione di coprire un’area scoperta. In questi casi, per non sbagliare, solitamente si sceglie l’opzione “BPA”, cioè “Best Player Available”, indipendentemente dal ruolo. Il draft del 2010 offre su un piatto d’argento come BPA il Defensive Tackle di Nebraska Ndamukong Suh. Considerato il miglior difensore prodotto dalla NCAA negli ultimi 20 anni, Suh potrà dare sicuramente un apporto in linea di difesa, dove manca un vero e proprio run stopper interno, sempre che Spagnuolo lo utilizzi in tecnica 3, che è il suo ruolo naturale, e non faccia come molti suoi predecessori, che draftavano dei giocatori con determinate caratteristiche e li facevano giocare in una posizione nuova e diversa (ultimo esempio: Brandon Chillar, considerato un bust e rinato a Denver, dove gioca nella sua posizione naturale).
La linea di difesa necessita però anche di un pass rusher da mettere all’opposto di Chris Long, dal momento che quasi certamente Leonard Little, in scadenza di contratto, ha giocato la sua ultima stagione in uniforme Rams.
Sempre parlando di difesa, Vobora e Lenon sono poco più di cue onesti lavoratori nella posizione di outside linebacker. Laurinaitis avrebbe bisogno di più qualità a supporto del proprio ruolo di linebacker centrale, dando per scontato che Sapgnuolo persevererà nell’adozione della 4-3 che quest’anno ha dato risultati altalenanti.
Nella secondaria, bisogna trovare un cornerback di livello che possa affiancare Bartell. Tye Hill era considerato troppo sotto taglia per tenere il ruolo, ma chi lo ha sostituito non è andato tanto meglio.
Per quanto riguarda l’attacco, posto che la mecessità primaria sarà quella di restare sani ed evitare infortuni, con la dipartita di Incognito resta il solo Barron ad avere continui problemi con le penalità. Il contratto di Barron è in scadenza, e non si sa bene se verrà rinnovato, ed anche le preoccupazioni nei confronti di Jason Smith, che ha avuto grosse difficoltà a riprendersi da una commozione cerebrale nemmeno troppo intensa, destano più di un interrogativo sulla necessità di recuperare due veterani via free agency per garantire la copertura di un ruolo delicato come quello dell’offensive tackle.
Steven Jackson non si discute. Ha vinto la classifica dei runner NFC pur giocando mezzo infortunato e con una linea composta da clowns, macchiette e donnine del varietà, ma sarebbe una soluzione intelligente affiancargli un runner con un po’ più di personalità rispetto ai vari Gado, Ogbonnaya e compagnia cantante, tanto per dargli un po’ di respiro ogni tanto e non rendere troppo prevedibile un attacco che già di suo non è il massimo della fantasia tattica.
Il vero fallimento di questo attacco, però, è stato il gioco di passaggio. La West Coast offense può essere paragonata ad un ball control effettuato attraverso lanci corti anzichè attravreso il gioco di corsa. Bill Walsh ed i 49ers di Montana e Rice sono stati i capistipite di questa filosofia offensiva ed i migliori interpreti di sempre.
Nessuno dei tre quarterback alternatisi alla guida dell’attacco dei Rams si è dimostrato capace di far funzionare questo sistema, che necessita di una reazione prontissima per individuare il ricevitore a cui lanciare la palla, poichè le traietorie medio corte lasciano lo spazio di un trhee-steps drop al quarterback, non di più.
Non che la batteria dei ricevitori sia andata molto meglio. Perso subito il top receiver Robinson, seguito dopo breve tempo da Keenan Burton, e con Donnie Avery spesso infortunato, si sono guadagnati onestamente la pagnotta due scarti degli Eagles chiamati a stagione in corso: Amendola e Gibson. Il primo ha fatto anche vedere delle cose interessanti negli special teams. Entrambi, però, non sono ricevitori primari, ma al massimo posso fungere da #2. Con Avery che, anch’egli, non sembra avere la stoffa del numero 1 e Robinson che sarà un’incognita al rientro dall’infortunio, sarà necessario trovare un buon ricevitore che possa guadagnarsi lo spot di ricevitore primario.
Assolutamente necessario, poi, trovare un rimpiazzo per McMichaels. Un tight end che sappia ricevere la palla è fondamentale nella WCO, e nessuno di quelli che si sono alternati nel ruolo (McMichael, Fells e Bajema) hanno dato particolari segni di vita.
Infine il quarterback. Non sappiamo se abbiamo assistito all’ultima partita di Bulger in casacca Rams. Certo la stagione uncapped che ci aspetta semplifica molto le cose ai Rams in un eventuale taglio del QB veterano, e quella che doveva essere la stagione del riscatto per Bulger, si è presto trasformata nella stagione della conferma del suo declino. Dietro di lui Kyle Boller non si è dimostrato pronto ad essere un quarterback titolare, e Keith Null ha invece confermato di avere buone potenzialità, ma di avere ancora tanto tanto lavoro davanti a sè.
Con un draft in cui ci saranno disponibili molti quarterback, nessuno dei quali pronto per partire titolare da subito, secondo noi, ci potrebbe stare una scelta tra il quarto ed il sesto giro di un talento da formare in due o tre anni dietro alla coppia Boller/Null. O altimenti,si potrebbe optare per lasciare liberi Bulger e Boller, firmando uno dei free agents disponibili (Kyle Orton, Jason Campbell, Chad Pennington, Matt Moore, David Carr, Seneca Wallace, Tarvaris Jackson, Kellen Clemens, Chris Redman, Rex Grossman, Mike Vick) per fare da chioccia a Null.