Erano ben sette anni che i Rams non segnavano 38 punti in una partita, e addirittura dieci anni che lo scarto nel punteggio finale non raggiungeva i 25 punti, e solo questi due dati statistici dovrebbero far capire quanto importante sia questa vittoria per St.Louis, che raggiunge nuovamente un record pari dopo sei giornate di campionato strapazzando gli Houston Texans 38-13 al termine di una prestazione finalmente convincente e degna di questo nome.
I Rams erano tornati alla vittoria domenica scorsa contro i Jaguars, ma la stragrande maggioranza dei critici e dei tifosi aveva liquidato la vittoria con un laconico “si, ma erano i Jaguars”, dando quasi per scontato che a Houston la musica sarebbe certamente cambiata, affrontando la difesa numero uno della NFL, oltretutto la settimana dopo essere stata ridicolizzata da San Francisco. E invece non solo è arrivata la vittoria inaspettata dai più, ma è anche arrivata una solida prestazione in attacco, in difesa e negli special teams.
Proprio lo special team con cui si è aperta la partita ha fin da subito fatto capire che per i Rams le cose sarebbero andate in maniera diversa dal solito, questa domenica, quando Cunningham ha ritornato il kickoff d’apertura per 30 yards e, magicamente, nessuna flag è arrivata ad annullare il ritorno come eravamo ormai abituati a vedere.
E proprio l’assenza di penalità negli special teams è stato il simbolo del cambiamento radicale operato dai Rams, che hanno finalmente iniziato a giocare la partita da subito, evitando il solito primo tempo amorfo in cui gli avversari si avvantaggiavano, imponendo il proprio gioco in attacco ed in difesa e costringendo, per una volta, gli avversari ad inseguire.
La seconda partita da titolare di Zac Stacy, unitamente al netto miglioramento della linea d’attacco nelle azioni di corsa, ha confermato la bontà di un running game finalmente efficace che ha aperto molte possibilità all’attacco di St.Louis, che ha così potuto utilizzare efficacemente la play action per ingannare la difesa avversaria.
Proprio una play action su Stacy è stata la chiave del primo touchdown pass di Bradford. La finta, eseguita alla perfezione, ha completamente ingannato i linebacker dei Texans lasciando Stacy solo soletto a ricevere il pallone sulla goal line, mentre sul fondo della end zone l’altro tight end Kendricks era anch’egli completamente libero, nel caso Harkey fosse stato marcato.
Schottenheimer, sebbene senza esagerare, ha finalmente allungato l’attacco chiamando delle tracce profonde che hanno sortito il loro effetto. Prima Quick rimedia una pass interference da 40 yards, poi Givens rallenta inspiegabilmente proprio nel momento della ricezione sfiorando appena con la punta delle dita quella che poteva essere un completo da 40 yards, se non un touchdown pass da 80.
Avendo comunque a disposizione un gioco di corsa efficace, è ovvio che qualsiasi attacco non può che trarne giovamento, abbandonando l’unidimensionalità e la prevedibilità che avevano caratterizzato l’offense di St.Louis nelle prime quattro partite.
Una menzione particolare per Sam Bradford che, pur lanciando il più basso numero di palloni in carriera, ha sfruttato al meglio ogni occasione, piazzando altri tre touchdown pass (con zero intercetti) che porta il suo totale stagionale a 13 e disputando, in ogni caso, un’ottima partita, condita anche da un paio di occasioni in cui ha ulteriormente confermato (se mai ce ne fosse stato il bisogno) che la fama di “coniglione” è decisamente immeritata.
In una domenica in cui tutto è andato per il verso giusto, non può certamente sfuggire l’ottima prestazione della difesa. Tre turnover forzati, con un intercetto riportato per 98 yards in touchdown dal rookie Alec Ogletree, e cinque sack ai danni della coppia Schaub/Yates hanno ampiamente ripagato qualche amnesia di troppo sulle corse, con l’imprendibile Arian Foster autore di diversi guadagni importanti. Nonostante tutto, però, i Texans hanno violato la end zone avversaria solamente nel quarto periodo e con molta fatica dopo ben quattro tentativi di sfondamento centrale finalmente andato in porto con Tate, quando ormai la partita era ormai irrecuperabile.
Il quarto turnover di giornata era arrivato grazie agli special team, e costituiva il secondo colpo di un uno-due in sei secondi che aveva definitivamente tagliato le gambe ai padroni di casa.
Subito dopo aver subito il terzo touchdown pass da Brian Quick, i Texans si apprestavano a ritornare il kickoff successivo, ma il ritornatore perdeva malamente la palla sulle undici yards, e caso voleva che finisse direttamente nelle mani di Bates, che segnava così il suo primo touchdown in carriera.
Con J.J.Watt e Brian Cushing ben contenuti dalla linea d’attacco dei Rams, la difesa di Houston è stata poco efficace per quasi tutta la partita, ma le maggiori colpe di questo massacro, per i Texans, sono da ascrivere all’attacco.
Schaub ha continuato nel suo periodo negativo sbagliando malamente diversi passaggi, ma anche quando è toccato a Yates, le cose non sono migliorate per nulla. Anzi, il backup si è fatto intercettare due volte, sempre in end zone, affossando quindi qualsiasi velleità di rimonta.
Da segnalare, nell’occasione del cambio in cabina di regia, lo spiacevole episodio capitato a Schaub, già da qualche settimana nel mirino dei tifosi per le sue scarse prestazioni. In occasione del sack in cui si è infortunato, una buona parte dello stadio ha iniziato ad esultare quando è apparso evidente che Schaub si era fatto male seriamente tanto da dover essere sostituito, ed anche una volta giunto in panchina, il quarterback dei Texans è stato fatto oggetto del lancio di cubetti di ghiaccio da parte dei tifosi delle prime file. Un comportamento assolutamente deprecabile, a parte di alcuni cosiddetti tifosi dei Texans che, unito all’episodio del tifoso che in settimana era andato a casa sua per “invitarlo gentilmente” ad andarsene, non depone certamente a favore della sportività e correttezza che, nell’immaginario collettivo, contraddistingue il pubblico sportivo a stelle e strisce.